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    Coronavirus, il significato e le differenze tra pandemia, epidemia ed endemia

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 25 Feb. 2020 alle 12:55 Aggiornato il 11 Mar. 2020 alle 19:30

    Coronavirus, il significato e le differenze tra pandemia, epidemia ed endemia

    L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato che il Coronavirus è una “pandemia”. Ad annunciarlo è stato oggi, 11 marzo, il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Ma cosa vuol dire pandemia? E quali sono le caratteristiche che la distingono da epidemia ed endemia?

    Coronavirus, cos’è e cosa significa pandemia

    Derivante dal greco “pan-demos”, che letteralmente significa “tutto il popolo”, la pandemia è dunque una epidemia arrivata al suo “ultimo stadio”. Quando una malattia, dunque, si diffonde in modo molto rapido e in interi paesi o continenti, diventa una pandemia.

    Non solo, perché l’Oms indica sei step che fanno diventare un’epidemia una pandemia e, in primis, un agente patogeno per divenire pandemico deve vedere la presenza di focolai di infezione in due o più Paesi da quello da cui essa è partita.

    Cos’è e cosa significa epidemia

    Secondo l’Istituto superiore di sanità (Iss) un’epidemia si verifica quando “un soggetto ammalato contagia più di una persona e il numero dei casi di malattia aumenta rapidamente in breve tempo”. E, perché possa verificarsi un contagio consistente in un breve periodo di tempo, la popolazione deve essere costituita da soggetti suscettibili all’infezione che, ammalandosi, portano a “un aumento del numero dei casi oltre l’atteso in una particolare area e in uno specifico intervallo temporale”.

    Cos’è e cosa significa endemia

    Infine è opportuno specificare anche il significato del termine “endemia” e distinguerlo dagli altri due termini sopra riportati. Si definisce endemia la “costante permanenza, in un determinato terrritorio, di una malattia che tende a presentarsi sporadicamente o a piccoli focolai e con una incidenza relativamente uniforme”.

    Una endemia, quindi, va a classificarsi come un manifestarsi di certe malattie in modo continuo o attraverso l’alternarsi di aumenti e diminuzioni nel numero di casi osservati. Sono endemiche, ad esempio, malattie come il tifo, la rosolia o la scarlattina. Peraltro il concetto di endemia non è legato a quello di malattia infettiva: una malattia endemica, quindi, può non essere contagiosa ma presentarsi in certe regioni per via, ad esempio, di fattori ambientali stabili.

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