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    Coronavirus, il cardiologo a TPI: “Siamo alla follia, ho dovuto comprare una maschera da saldatore per operare”

    Medici a lavoro a Padova. La mancanza di mascherine è un problema in tutta Italia. (Credits: ANSA/NICOLA FOSSELLA)

    Un medico di Sassari, che ha chiesto di rimanere anonimo, denuncia: "Siamo isolati in ospedale e senza mascherine: la maggior parte dei medici e degli infermieri del reparto sono stati infettati"

    Di Luca Telese
    Pubblicato il 17 Mar. 2020 alle 19:19 Aggiornato il 17 Mar. 2020 alle 19:44

    Coronavirus, medico di Sassari a TPI: “Reclusi in ospedale senza mascherine”

    “Siamo alla follia. Abbiamo dovuto fare una denuncia alla procura. Siamo isolati in ospedale. Io, medico, per poter lavorare nel pieno dell’emergenza Coronavirus ho dovuto comprarmi una maschera da saldatore all’Agricola sassarese”. L’ospedale di Sassari è al collasso. La telefonata con uno dei medici, che chiede una intervista in forma anonima solo perché dice di non cercare visibilità personale è un pugno nello stomaco.

    Dottore, perché ha dovuto comprare quell’accessorio da ferramenta?

    Perché in ospedale da giorni non abbiamo protezioni. Una maschera da saldatore, o da defogliatore in questa condizione può salvarti, ed è ancora reperibile sul mercato.

    Bella idea.

    Consigliamola a tutti quelli che ne hanno bisogno. Ma un ospedale non può funzionare così.

    Cosa vi rispondono alle richieste delle protezioni dall’azienda sanitaria?

    Che non ce ne sono. Abbiamo ottenuto solo alcune mascherine chirurgiche, peraltro contate, che come ormai sanno tutti che non impediscono al virus di penetrare.

    E in questo modo si è esteso il contagio.

    La situazione del nostro ospedale è che sono stati scoperti alcuni casi positivi del reparto cardiologia: la maggior parte dei medici e degli infermieri del reparto sono stati infettati.

    Lei lavora in chirurgia.

    Le spiego con un esempio come queste barriere contino pochissimo. Oggi abbiamo operato un paziente che prima dell’intervento doveva andare a fare la consulenza cardiologica in reparto.

    Quindi il virus può essere ovunque?

    Un ospedale è un ecosistema connesso.

    E i tamponi?

    Anche i tamponi sono finiti. Ora, dopo un piccolo rifornimento, li stanno centellinando. Secondo lei si può combattere il Coronavirus così?

    La sento sfiduciato.

    La sensazione è quella di essere abbandonati a noi stessi. Le procedure non sono state chiare. Fuori è scattata la paura. Siamo stati isolati.

    E quindi?

    I cardiologi sono ancora chiusi dentro l’ospedale, senza poter uscire. Da tre giorni ma Hanno dovuto fare un esposto alla procura.

    Ma non siete in contatto con l’esterno? Non c’è una strategia?

    Sono state individuate delle unità di crisi. Purtroppo quando chiamiamo non ci rispondono. Abbiamo mandato segnalazioni e lettere. L’ospedale è isolato, non può entrare più nessuno.

    Cosa ha fatto precipitare la situazione secondo lei?

    Ad essere franchi e brutali? C’è stato un esodo di massa dalla Lombardia che ci ha fottuto.

    Molti portatori del virus?

    Molto Lombardi, molti milanesi, sono arrivati in Sardegna durante la prima fase, prima che scattassero i controlli. Hanno girato per l’isola senza autodenunciarsi e il risultato è questo.

    E adesso?

    Adesso siamo al paradosso, io lavoro per senso del dovere, per spirito civile. Ma in questa condizione, senza strumenti e protezioni, senza piani di gestione Gli untori diventiamo noi medici. È inaccettabile.

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