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    Coronavirus, il dramma dei medici musulmani morti aiutando l’Italia: eroi che non trovano sepoltura

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 24 Mar. 2020 alle 20:00 Aggiornato il 24 Mar. 2020 alle 21:08

    Coronavirus, il dramma dei medici musulmani morti aiutando l’Italia

    “Mi è stata segnalata una situazione drammatica nel comune di Pisogne in provincia di Brescia, dove una famiglia musulmana è costretta a stare nella propria abitazione da una settimana con la madre, morta il 18 marzo, chiusa in una bara in casa. Questo perché il comune di Pisogne è privo di un’area di sepoltura per musulmani, di cui invece è dotato il comune di Brescia, ma che non autorizza la sepoltura” lo dichiara a TPI Yassine Lafram, presidente dell’UCOII, l’Unione delle Comunita Islamiche d’Italia.

    “È allucinante l’accaduto, sono scioccato da questo notizia e spero che le autorità competenti si muovano al più presto per permettere una degna sepoltura a questa donna. Questa emergenza che stiamo vivendo tutti non deve costringerci, quando possiamo, a trascurare l’umanità che è l’essenza della nostra società”, commenta Lafram.

    L’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia si era già attivata nei giorni scorsi chiedendo un intervento da parte del governo e dell’ANCI, per poter agevolare la sepoltura dei defunti musulmani nei cimiteri islamici già esistenti anche se provenienti da altre province o regioni.

    I medici musulmani morti contagiati: “nessuna degna sepoltura per loro”

    “Continuiamo a ricevere quotidianamente segnalazioni di diversi casi di musulmani morti durante questa emergenza, tra questi anche medici contagiati mentre prestavano servizio per salvare tutti noi. L’UCOII si dice preoccupata per l’emergenza che si sta generando, spesso per incuranza e mancata attenzione nei confronti della numerosa comunità islamica italiana”.

    Quella che ci racconta Lafram è una storia che ha dell’incredibile: “Non ci permettono di seppellire qui le salme dei musulmani che non sono residenti nei comuni dove esistono cimiteri islamici. Prima dell’emergenza Coronavirus, quando per una salma non si trovava dove seppellirla, la si mandava in un Paese musulmano. Ci appelliamo al governo, c’è una mancanza di volontà politica”.

    Esistono eroi che sono morti sul campo ma dei quali nessuno parla, TPI ricorda anche i loro nomi.

    “Ci sono medici musulmani morti perché contagiati dal Coronavirus mentre aiutavano sul campo. Uno di Brescia e uno di Piacenza. Uno è stato sepolto a Brescia e l’altro a Manerbio, in un cimitero non islamico. Non si trovava un cimitero dove seppellirlo e piuttosto che tenere la salma in giro, la famiglia ha ceduto. Uno di origine siriana e uno di origine giordana-palestinese”.

    “Un altro caro amico e medico dentista siriano vittima del nuovo Coronavirus. Abdulghani Makki di Aleppo, dentista molto ben conosciuto nelle Marche. Educato, sensibile, di vasta cultura. Poi c’è il dottor Tahsin Khrisat . Aveva 81 anni ed era in pensione. Si era offerto volontario. Anche lui morto contagiato per il Coronavirus”, racconta Yassine Lafram.

    E il dottor Abdel Sattar Airoud, veniva da Aleppo, la città delle bombe e dei missili. Aveva studiato medicina a Bologna e si era specializzato in oncologia a Genova. Anche in pensione non si era tolto il camice. Così stava aiutando nella clinica Villa Verde. Poi la chiamata a Podenzano, in provincia di Piacenza, “un uomo sta male”. E lui è corso. Quell’uomo aveva il Coronavirus. Abdel Sattar Airoud se ne è andato in 10 giorni.

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