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    Cadavere ritrovato su monte Pellegrino, il 46enne reo confesso ritratta

    A sinistra il luogo del ritrovamento del cadavere. A destra Damiano Torrente

    Damiano Torrente, palermitano di 46 anni, aveva raccontato agli agenti di aver ucciso una donna nel 2015 e aveva fatto ritrovare il cadavere. Poi la clamorosa ritrattazione

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 6 Ago. 2020 alle 15:22 Aggiornato il 7 Ago. 2020 alle 15:56

    Colpo di scena nella vicenda del cadavere ritrovato sul monte Pellegrino, che sovrasta Palermo. Damiano Torrente, il pescatore di 46 anni che si era costituito ai carabinieri sostenendo di avere ucciso una donna, nel 2015 e che aveva fatto ritrovare i resti ha ritrattato. L’uomo – attualmente in stato di fermo – ha negato di avere assassinato Ruxandra Vesco, detta Alexandra, la cui scomparsa era stata denunciata dal marito nel 2015.

    Torrente aveva detto che a ottobre di quell’anno aveva strangolato la donna, di origini rumene ma figlia adottiva di una famiglia di Alcamo (Trapani), e, dopo averla messa in un sacco, l’aveva caricata in macchina e portata sul monte, dove si sarebbe sbarazzato del corpo gettandolo in un dirupo. Ma in un nuovo interrogatorio davanti al procuratore aggiunto Ennio Petrigni e al pm Felice De Benedittis, presente l’avvocato Alessandro Musso, è emerso che la casa dell’Addaura in cui sarebbe avvenuto il delitto non sarebbe mai stata a disposizione di Torrente, privo pure di una qualsiasi automobile (una Punto, secondo la sua prima versione).

    Per gli inquirenti anche il movente indicato dall’uomo vacilla: la gelosia della moglie non regge, perché i due sono separati da ben prima del 2015, quando invece – sempre secondo la prima versione – Ruxandra, che sarebbe stata una prostituta, si sarebbe presentata a casa del pescatore, pretendendo di stabilirsi lì, nonostante la presenza della moglie.

    Di fronte a queste incongruenze Torrente si è rimangiato tutto, ma resta il giallo di quei resti umani trovati proprio nel punto da lui indicato. L’indagato, che ammette di fare uso di stupefacenti, sostiene che qualcuno gli avrebbe detto di un cadavere sepolto lì e lui si sarebbe inventato la storia. Un anno fa l’uomo si era autoaccusato di delitti mai commessi (il fratello, il cognato) né avvenuti. I familiari dicono che a seguito di un incidente stradale nel 2011 e del conseguente coma, Torrente sarebbe diventato un’altra persona. Ora sostiene che Ruxandra sarebbe viva e che lui l’avrebbe conosciuta nel 2018. Se fosse vera questa seconda versione, sarebbe da capire a chi appartengano davvero quei resti.

    L’uomo ha precedenti per una vicenda legata a un’altra donna e, secondo quanto riporta Repubblica, era tornato in libertà, nel periodo di lockdown, dopo un arresto per stalking. Nella sua prima versione aveva detto che da qualche tempo frequentava la parrocchia del suo quartiere, l’Acquasanta e che sarebbe stato proprio un sacerdote a consigliargli di andarsi a costituire.

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