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    Dal 26 aprile cene all’aperto. Ma solo il 54% dei ristoranti ha i tavolini fuori

    Credit: ansa foto
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 22 Apr. 2021 alle 11:12

    Con il nuovo decreto Covid nelle regioni in zona gialla dal lunedì 26 aprile si potrà tornare a effettuare il servizio al tavolo a pranzo e a cena, ma solo se i ristoranti dispongono di spazi all’aperto. “Questo significa prolungare il lockdown per oltre 116mila pubblici esercizi – dice Lino Stoppani, presidente della Fipe, la Federazione italiana dei pubblici esercizi. “Il 46,6% dei bar e dei ristoranti italiani non è dotato di spazi all’aperto, e questa percentuale si impenna se pensiamo ai centri storici delle città dove sono in vigore regole molto stringenti”.

    Se da un lato le scelte prese dall’amministrazione consentono agli esercizi di ampliare lo spazio esterno fino al 50% corrispondente agli spazi interni, dall’altro si evidenzia il malcontento delle attività sprovviste di marciapiedi o altre aree per la consumazione esterna. Penalizzati quindi ancora una volta i ristoratori, che fanno appello alla sindaca per ottenere l’utilizzo di ulteriori zone come le strisce blu.

    Per la Fipe queste prime riaperture rappresentano un segnale di speranza per gli imprenditori, ma non bastano: “Ci saremmo aspettati più coraggio da parte del governo”, continua Stoppani. “Questa distinzione sugli spazi all’aperto è discriminatoria: chi non li ha rischia di rimanere fermo per un altro mese. E nel frattempo la concorrenza viene modificata dal contesto: un locale con 20 tavolini fuori può lavorare bene, mentre nella via a fianco chi non li può mettere per problemi di spazio deve stare a guardare”.

    Pedane su strada, utilizzo degli spazi dei parcheggi a pagamento e la pedonalizzazione di alcune strade permetterebbe a detta dei ristoratori, di estendere la possibilità di apertura anche a quei ristoratori che rischierebbero altrimenti di rimanere esclusi, ancora una volta, dovendo posticipare la riapertura. “Siamo a 128 giorni di restrizione dal 25 ottobre 2020 a oggi. Più del primo lockdown, che durò 68 giorni. Il comparto dell’ospitalità a tavola non può continuare a pagare colpe non sue. – afferma a RomaToday il presidente Movimento Imprese Ospitalità. Tra l’altro, i cittadini e gli imprenditori subiscono ancora il coprifuoco, una misura che non può essere portata, come sta avvenendo all’eccesso, né può rappresentare la normalità in un Paese democratico”.

    A Milano da pochi mesi è in vigore un nuovo regolamento che consente ai gestori di questi locali di occupare suolo pubblico anche se non adiacente all’esercizio commerciale e fino a una distanza di 30 metri. A Bergamo il sindaco Giorgio Gori ha firmato un’ordinanza per agevolare l’ampliamento dei dehor esistenti e ha prorogato i circa 200 realizzati nel 2020. In attesa di una decisione del governo il comune di Firenze ha già esteso la gratuità per sedie tavoli e dehor per tutto il 2021.

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