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    Casi simil-Covid: “Rilevati pazienti con pochi sintomi, tamponi negativi e polmoniti interstiziali in corso”

    Mario Balzanelli, presidente nazionale del Sis 118, parla degli strani casi di polmonite di pazienti negativi ai tamponi per Coronavirus che ha riscontrato a Taranto: "Ci arrivano segnalazioni da tutta Italia"

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 18 Mag. 2020 alle 20:21

    Casi simil-Covid: “Rilevati pazienti con pochi sintomi, tamponi negativi e polmoniti interstiziali in corso”

    “Oggi identifichiamo i guariti, i deceduti e i contagiati. Ma non basta. Bisogna creare una quarta categoria, i Covid-like: soggetti negativi al tampone ma che hanno una polmonite interstiziale e corrispondono ai casi Covid sia clinicamente sia dagli esami di laboratorio”. Mario Balzanelli, presidente nazionale del Sis 118, parla in un’intervista a TPI degli strani casi di polmonite negativi ai tamponi per Coronavirus, pochi giorni dopo aver lanciato l’allarme sui dati riscontrati a Taranto. “In alcuni di questi pazienti, il Covid è stato trovato nei bronchi”, sottolinea, “quindi dobbiamo porci il problema di identificare questi casi e gestirli in aree ospedaliere protette, in isolamento, con terapie che a mio parere devono essere identiche a quelle cui vengono sottoposti i malati Covid, almeno laddove non siano accertate cause infettive diverse”.

    Dottor Balzanelli, da dove nasce la vostra preoccupazione?
    Di tutti i casi con sintomatologia acuta simil-Covid da noi gestiti a Taranto, che lamentano dalla febbricola alla sindrome di raffreddamento simil-influenzale bronchitica o francamente dispnoica (ovvero col paziente che ha l’affanno), abbiamo riscontrato che il 13 per cento ha la tac positiva per polmonite e il tampone positivo. Il 12 per cento invece ha la tac positiva per polmonite interstiziale, ma il tampone negativo. Se sommiamo questi due dati arriviamo al 25 per cento. Quindi uno su quattro dei pazienti acuti, nella nostra esperienza, ha una polmonite. È un numero altissimo. Segnalazioni simili ci arrivano anche da altre città e regioni.
    Ma se di questo 25 per cento solo la metà ha tampone positivo, le altre polmoniti a cosa sono riconducibili?
    È quello che ci chiediamo. Chi sono i soggetti che hanno la stessa sintomatologia clinica e lo stesso quadro di laboratorio, con basso numero di linfociti, elevati livelli di interleuchina-6 e bassissimi livelli di vitamina D? Non sono pochi e meritano, a mio parere, un approfondimento a livello diagnostico. Non a caso le linee guida della Società italiana degli pneumologi ospedalieri indicano in questi casi la necessità di cercare il virus nei bronchi, perché probabilmente è sceso.

    I pazienti risultano positivi al Covid-19 dopo questo accertamento ulteriore?
    I nostri pneumologi hanno eseguito la broncoscopia finora solo su due casi, e hanno trovato il Covid in entrambi.
    Possibile che si tratti di tamponi eseguiti troppo presto?
    Il dottor Pregliasco al Tg2 ha detto che il tampone è stato eseguito troppo presto, ma queste persone sono rimate Covid-like anche nei tamponi successivi. Faccio l’esempio del direttore della centrale operativa del 118 di Avellino, che è stato negativo per un mese a tre tamponi, il quarto è stato invece positivo. La verità è che non sappiamo ancora esattamente come il virus interagisca col nostro organismo. In diverse parti d’Italia pazienti guariti e tornati a casa hanno richiamato il 118 perché avevano di nuovo febbre e dispnea. C’è ancora molto da studiare, non abbiamo le risposte.
    Quindi il tampone naso-faringeo in questi casi è un falso negativo?
    I falsi negativi ci sono, ma il vero problema non è identificarli. Il problema è il caso di un soggetto in cui c’è il Covid ma noi non riusciamo a trovarlo.

    Come si potrebbe risolvere secondo lei?
    Come ho già anticipato, nei pazienti che hanno la polmonite servirebbe un esame del liquido di lavaggio broncoalveolare o BAL, che si ottiene con una broncheoscopia. Possono essere utili anche i test rapidi per l’individuazione degli anticorpi. Tamponi e test rapidi potrebbero essere splendidamente incrociati, a mio parere, proprio per l’analisi del Covid-like.
    Ci sono altre osservazioni che vuole condividere con noi?
    Sì. Ritengo che tutti i pazienti Covid debbano fare una tac al polmone, anche se sono oligosintomatici.
    Perché?
    Abbiamo riscontrato delle polmoniti interstiziali anche in persone che respirano bene. Talvolta hanno un’insufficienza respiratoria che non viene evidenziata neppure dal saturimetro. È successo a un paziente Covid-like di 80 anni, che non aveva nessun affanno e nessuna percezione soggettiva dell’insufficienza respiratoria, ma aveva la polmonite interstiziale evidenziata dalla tac.
    Le riaperture disposte da oggi dal governo si basano su dati che non includono i casi simil-Covid. Alla luce di questo, le sembra una scelta precoce?
    Occorre essere estremamente prudenti. Serve prudenza nella gestione della nostra mobilità. È difficilissimo mantenere le distanze inter-personali, basta vedere le foto di oggi dei bus e delle metro. Per questo ho proposto l’obbligatorietà della visiera para-droplets.

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