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    L’ematologo Mannucci: “La patologia di Camilla non era un fattore di rischio per l’AstraZeneca”

    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 11 Giu. 2021 alle 18:00

    La piastrinopenia autoimmune, malattia di cui era affetta Camilla Canepa, la 18enne morta ieri, 10 giugno, dopo la vaccinazione volontaria con AstraZeneca, e la doppia terapia ormonale che seguiva la ragazza “non rappresentano un pericolo specifico nei confronti delle rare trombosi post-vaccino“. Lo afferma l’ematologo Pier Mannuccio Mannucci, professore emerito di Medicina interna all’Università degli Studi di Milano e membro della commissione Aifa (Agenzia italiana del farmaco) al Corriere della Sera. Secondo l’esperto, “nel caso di Camilla Canepa il principale fattore di rischio era l’età“. E quindi non la patologia.

    “La piastrinopenia autoimmune è una malattia molto meno grave rispetto alla Vitt (trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino) e nei giovani ha una mortalità trascurabile. Inoltre non rappresenta un fattore di rischio noto per le trombosi rare collegate ai vaccini a vettore virale“, sottolinea l’ematologo Mannucci.

    Continua l’esperto: “Di per sé, né la piastrinopenia autoimmune né la terapia ormonale rappresentano fattori di rischio specifici per la Vitt. Il principale fattore di rischio per questa ragazza era l’età. Ormai sappiamo che esiste un legame tra vaccini a vettore virale e casi di trombosi rare, soprattutto nelle giovani donne. Inoltre, da quando conosciamo questo rapporto di causa-effetto, i vaccinatori evitano di proporre AstraZeneca o Janssen a persone con patologie, prediligendo Pfizer e Moderna, anche se si tratta di una prudenza empirica, non suffragata da dati scientifici. Quindi mi stupisce che Camilla abbia ricevuto questo vaccino. Non sono contrario agli open day, possono essere utili per esempio per gli anziani che non sanno maneggiare il computer. Ma credo che non andrebbero aperti a tutti“.

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