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    Bologna, 90 lavoratori della logistica licenziati su WhatsApp: “La collaborazione termina, buon anno”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 7 Gen. 2022 alle 13:03

    “Un buon anno” che non ha nulla di buono. Così si conclude un messaggio giunto a oltre 90 lavoratori della logistica di Bologna, malamente liquidati dal datore di lavoro con poche parole. La vergogna dei licenziamenti tramite social non finisce.

    I 90 facchini addetti al parking di via Tanari a Bologna sono stati licenziati via Whatsapp. A darne notizia è stato ieri il sindacato Si Cobas: “Il 2022 non si presenta bene per gli oltre 90 operai che lavoravano all’Interporto di Bologna e che prestavano la propria attività lavorativa alle dipendenze della Xbt servizi e logistica, azienda di proprietà della Zampieri holding. Il 31 dicembre, attraverso uno dei consueti messaggini Whatsapp, la Xbt ha comunicato a tutti i dipendenti che quel giorno «sarebbe terminata la loro collaborazione, così come i loro contratti”.

    Questo il testo del messaggio ricevuto: “Buongiorno a tutti, vi comunico che con oggi 31 dicembre 2021 termina la nostra collaborazione così come i vostri contratti, anche il nostro contratto è terminato, purtroppo non è stato rinnovato, quindi il magazzino rimane chiuso questo a causa di tutte le vicende che conoscete bene e che hanno portato a questo risultato, errori fatti sicuramente da entrambe le parti. Nel mese di gennaio 2022 vi verrà corrisposto lo stipendio relativo al mese di dicembre e tutto il resto. Vi auguro buon anno”.

    Per i Si Cobas è il caso di dire: “Oltre il danno, la beffa”. Perché i 90 lavoratori, dopo essere stati liquidati con un Whatsapp, continua la nota, “vengono anche colpevolizzati” per “errori fatti da entrambe le parti”.

    Gli errori dell’azienda, per il sindacato, sono “lo sfruttamento, le irregolarità continue, la mancanza totale di sicurezza che in poco più di un mese aveva portato a quasi una decina di infortuni”. Gli “errori” imputati ai lavoratori, invece, sarebbero “l’aver denunciato le irregolarità. Aver reso pubblico tutto ciò che accadeva nell’ennesimo luogo dello sfruttamento. Bisognava stare zitti”, attaccano i Si Cobas. Invece, nei mesi scorsi “i lavoratori hanno iniziato ad organizzarsi e scioperare per richiedere contratti stabili e condizioni di lavoro migliori”, ricorda il sindacato, mentre “segnalazioni sono state fatte all’Ausl, all’Ispettorato del lavoro e alla Prefettura”.

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