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    Anonymous Italia a TPI: “Per fermare il revenge porn pubblichiamo i dati dei pedofili sul web”

    Di Elisa Serafini
    Pubblicato il 20 Mag. 2020 alle 13:03 Aggiornato il 20 Mag. 2020 alle 16:23

    “Daniel P., residente ad Ascoli Piceno, scambia il numero della sua ex quindicenne sui vari gruppi, quindi noi scambiamo il suo qui…”. Così twitta il profilo di Anonymous Italia insieme a #LulzSecITA. L’operazione si chiama #OpRevengeGram e l’obiettivo è vendicare chi ha subito i danni del revenge porn pubblicando i riferimenti (nomi, cognomi, cellulari, luoghi di lavoro) di chi frequenta e condivide materiale sui gruppi Telegram denunciati qualche settimana fa dalla stampa. Una scelta promossa dagli “hacktivist” ovvero hacker – attivisti il cui obiettivo è quello di utilizzare la tecnologia per condurre battaglie a favore dei diritti civili. Ad oggi alcuni utenti stanno cancellando i propri profili dai gruppi. Gli stessi gruppi, però, continuano ad esistere, con nuovi utenti e nuovi materiali. TPI, dopo aver raccontato la vicenda sul profilo Instagram, ha intervistato in esclusiva il collettivo di Anonymous Italia che sta portando avanti l’operazione #OpRevengeGram.

    Come è nato il progetto?
    Il progetto è nato dopo che alcune persone all’interno dei nostri canali IRC, hanno segnalato questi gruppi, dove ci si scambiano foto di ragazze nude/parzialmente nude, con nomi e altre informazioni private. Un po’ per curiosità e un po’ perché sembrava non fosse un caso unico, abbiamo deciso di fare ricerche, e ci siamo trovati in una situazione di disgusto totale, in quanto abbiamo trovato molto materiale pornografico di persone giovanissime, forse anche minorenni.
    Da chi è composto il team che porta avanti l’operazione? Intendo figure, non nomi: ad esempio giovani, adulti, studenti, professionisti.
    La risposta sta nella tua domanda.
    In che modo collaborate con la polizia?
    Non c’è mai stata nessuna collaborazione diretta con le forze dell’ordine. In ogni caso, abbiamo constatato che ci sono state delle perquisizioni da parte della polizia, nelle abitazioni di alcune delle persone di cui abbiamo pubblicato i dati (ovviamente dopo esserci accertati che il soggetto in questione avesse materiale) con cui si è potuto procedere per una denuncia.

    Come trovate i gruppi Telegram?
    I gruppi principali sono noti a tutti, ed è all’interno di questi che troviamo membri, che consigliano e/o invitano in ulteriori gruppi più nascosti. E’ particolarmente preoccupante quando uno di questi gruppi è mirato ad una persona specifica. Oltre alla diffusione e scambi di immagini, ci sono anche coloro che scambiano nomi di gruppi meno conosciuti.
    Cosa potrebbero/dovrebbero fare le piattaforme di comunicazione per evitare che si verifichino nuovi casi come quello dei gruppi segnalati?
    Investire in più personale per moderare le piattaforme, e chiudere i canali subito, stroncandoli sul nascere.

    Un cittadino può aiutarvi? In che modo?
    Ognuno dovrebbe stare attento a cosa condivide e con chi, e stare attento a cosa fanno i propri figli, poiché la maggior parte di questi gruppi è gestita da da minori, o comunque giovanissimi. Prima di condividere una foto intima, donne e uomini dovrebbero pensarci mille volte e forse anche così non basterebbe. Questa operazione non è perenne, ha raggiunto lo scopo di portare alla luce del sole un problema che ci riguarda tutti, ora sta ad ognuno salvaguarsi. L’applicazione della legge sul “revenge porn” è da accertare caso per caso, consigliamo di contattare le autorità (polizia postale) quando un innocente è in pericolo o sta subendo ingiustizie di questo genere. Non bisogna necessariamente recarsi presso un ufficio pubblico, ma è possibile effettuare la propria segnalazione anche attraverso il portale “Denunce Via Web” messo a disposizione dalla polizia.

    Leggi anche: Il canale shock di Telegram con le foto rubate di minorenni 

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