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    Dopo l’allarme rosso per l”isola di plastica’ nell’Oceano, oggi a Roma si scende in piazza per il clima e contro le grandi opere

    La situazione è in netto peggioramento

    Alle ore 14.00 la partenza della manifestazione da Piazza della Repubblica

    Di Beatrice Tomasini
    Pubblicato il 23 Mar. 2019 alle 10:10 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:46

    Roma è pronta a scendere di nuovo in piazza contro l’inquinamento: oggi, 23 marzo, si terrà la “Marcia per il Clima e contro le Grandi Opere ed Inutili” con partenza alle ore 14.00 da Piazza della Repubblica in direzione Porta San Giovanni.

    I manifestanti sono stati stimati in circa 30mila persone tra comitati, associazioni e movimenti provenienti da tutta Italia. Non si esclude la partecipazione di anarchici e No Tav.

    “Le catastrofi naturali non hanno nulla di naturale e non colpiscono tutti nella stessa maniera. Lo vediamo purtroppo quotidianamente e chi sta in basso, infatti, paga i costi del cambiamento climatico e della mancata messa in sicurezza dei territori”, spiegano gli organizzatori. “È vero fuori dai grandi centri cittadini, dove devastazione e cementificazione distruggono l’ambiente e la natura, ma è vero anche negli agglomerati urbani, luoghi sempre più inquinati”.

    Nel frattempo sta peggiorando sempre di più l’emergenza “isola di plastica” nell’Oceano Pacifico: l’ammasso di rifiuti tra California e Hawaii, accumulatosi in quella zona per via delle correnti marine, sta assumendo dimensioni sempre più grandi.

    Secondo gli ultimi rilievi della fondazione Ocean Cleanup, fondata a Rotterdam con l’obiettivo di contrastare l’inquinamento marino, la “discarica oceanica” conterrebbe 80mila tonnellate di plastica in un’area le cui dimensioni sono tre volte la Francia (circa 544.000 km²).

    I nuovi dati pubblicati sulla rivista “Scientific Reports” dimostrano purtroppo che la “GPGP” (Great Pacific Garbage Patch) contiene una concentrazione di immondizia 16 volte maggiore rispetto a quella stimata: il 99,9% è costituita da plastica di cui circa la metà proveniente da reti da pesca e per il resto da uso comune.

    Un’ampia parte di questa “discarica marina” è costituita da microplastica, frammenti che poi finiscono in pasto ai pesci e di conseguenza sulle nostre tavole.

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