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    Le libellule si fingono morte per tenere lontani i corteggiatori indesiderati

    Di Francesca Ceccarelli
    Pubblicato il 10 Mag. 2019 alle 12:25 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:43

    Libellule amore | Tanatosi dal greco thanatos, morte, è una pratica molto usuale tra gli animali: fingersi morti per evitare un pericolo o mettersi sulla difensiva. Non sfuggono a questo particolare atteggiamento le libellule, in particolare i dragoni alpini (Aeshna juncea) che per troncare sul nascere avances indesiderate del maschio arrivano a simulare una caduta improvvisa, quasi letale.

    Autore di questo studio curioso il professore Rassim Khelifa, biologo dell’università di Zurigo dedito allo studio delle larve di questa specie, i dragoni alpini, proprio sulle Alpi svizzere dove questi insetti sembrano prolificare: mentre ne studiava la routine ha registrato il ripetersi del comportamento anomalo.

    Ben 27 volte su 31 studiate la femmina di dragone si è tuffata platealmente a terra, stesa sul dorso, simulando la morte per poi tornare a volare appena rimasta sola: ben 21 volte la tattica dissimulatori ha funzionato.

    Abituati a rispondere al pericolo con l’attacco sembra davvero avere poco senso un atteggiamento del genere ma la scienza ha la risposta: nel delicato momento della deposizione delle uova le femmine di dragone alpino sono totalmente sole e quindi non posso contare sull’aiuto di un maschio che vigili sull’incolumità dei nascituri.

    Dato che un singolo rapporto è sufficiente a fecondare tutte le uova, subirne altri vorrebbe dire mettere a rischio l’apparato produttivo della femmina. Proprio per evitare un aborto le future mamme durante il periodo di gestazione si mimetizzano con la vegetazione giocano come ultima carta, in caso di avances inopportune, il fingersi morte.

    Una tattica che questa particolare specie di libellula potrebbe usare anche per gestire le dinamiche di coppia come il rifiuto di un partner indesiderato come confermano i biologi ancora a lavoro sullo studio di questi animali.

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