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    Il discorso di Greta Thunberg alla COP25: “Siamo noi la speranza nella lotta ai cambiamenti climatici. Non i governi, ma le persone”

    L'attivista svedese è intervenuta durante la sessione plenaria del vertice sul clima di Madrid

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 11 Dic. 2019 alle 14:44 Aggiornato il 11 Dic. 2019 alle 14:47

     

    Il discorso di Greta alla COP25

    “Nella lotta ai cambiamenti climatici c’è speranza, ma non viene dai governi, né dalle aziende, ma dalla società e dalle persone, che sono quelle prima ignoravano i cambiamenti climatici e che ora  iniziano a svegliarsi e guidano la lotta contro questa emergenza”. Così l’attivista svedese, Greta Thunberg, si è rivolta alla sessione plenaria del vertice sul Clima, COP25, in corso a Madrid.

    “Quando le persone diventano consapevoli”, continua Greta, “possono cambiare, sono pronte al cambiamento. E conserviamo questa speranza perché viviamo in Paesi democratici. La democrazia si realizza di continuo, non solo nel giorno delle elezioni ma ogni secondo e ogni ora”.

    “L’opinione pubblica guida il mondo libero, ogni grande cambiamento della storia è venuto dalle persone. Non dobbiamo aspettare, possiamo iniziare il cambiamento ora. Noi, le persone“.

    Nella sessione, la 16enne divenuta volto globale della lotta al cambiamento climatico, è stata accompagnata da centinaia di giovani che hanno applaudito con emozione i messaggi che ha trasmesso ai leader del mondo.

    “Non c’è alcun senso di panico tra i nostri leader, perché se ci fosse avrebbero cambiato loro comportamento”, ha affermato Thunberg, reduce da una traversata dell’Oceano Atlantico in catamarano, che l’ha condotta dagli Stati Uniti all’Europa in un viaggio di due settimane.

    “Come possiamo fare per fare pressione, specialmente sui leader?”. Fra “sole tre settimane inizia un nuovo decennio che definirà il nostro futuro e sono necessarie soluzioni olistiche, coinvolgendo tutti gli attori del cambiamento climatico, per affrontare questo problema”.

    Per l’attivista, appena nominata dalla rivista americana Time “persona dell’anno 2019”, i Paesi ricchi sono “i primi” che devono fare “la loro parte” nella lotta contro l’emergenza climatica e “raggiungere le prime a zero emissioni”. Solo così i poveri potranno successivamente farlo, poiché nella questione del cambiamento climatico “non c’è equità” tra tutte le nazioni.

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