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Netflix lancia l’abbonamento con pubblicità per tamponare le perdite

Di Marco Nepi
Pubblicato il 14 Ott. 2022 alle 08:17 Aggiornato il 14 Ott. 2022 alle 08:17

Per tamponare l’emorragia di abbonati dovuta principalmente all’arrivo sul mercato e la conseguente costante espansione di competitor come Disney+ e Amazon Prime Video, Netflix ha introdotto un nuovo abbonamento a prezzo ridotto per chi accetterà di vedere la pubblicità durante i film o le serie tv. Al costo di 5,49 euro al mese (rispetto ai 7,99 euro del piano Base tradizionale) dal 3 novembre in Italia ci sarà anche l’opzione “low cost”, che va ad aggiungersi ai tre abbonamenti senza inserzioni già offerti dalla piattaforma. Gli spot avranno una durata di 15 oppure di 30 secondi, ognuno. Andranno in onda prima del film oppure dell’episodio, ma nel corso della visione, esattamente come avviene sulle tv commerciali. Una novità che arriva a un anno dall’aumento dei costi degli abbonamenti.

Due società – DoubleVerify e Integral Ad Science – certificheranno l’efficacia delle campagne pubblicitarie ospitate da Netflix. Poiché la piattaforma non ha ottenuto il permesso per inserire spot durante tutti i prodotti visivi che offre, questi non saranno disponibili all’interno del pacchetto da 5,49 euro mensili. Altre limitazioni comprendono l’impossibilità di fruire del servizio su più dispositivo. Inoltre, a differenza degli abbonamenti senza pubblicità, quello con gli spot non permette di scaricare il film o gli episodi per guardarli mentre non si è connessi. Oltre all’Italia, verranno interessati dalla novità anche Australia, Brasile, Canada, Corea, Francia, Germania, Giappone, Messico, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti. Già lo scorso aprile Netflix aveva annunciato l’intenzione di introdurre la pubblicità.

Tra gennaio e marzo la società ha dovuto fare i conti con la perdita di circa 200 mila abbonati, che ha avuto tra gli effetti un calo dell’andamento del titolo in Borsa e una maggiore severità sulla condivisione della password di uno stesso abbonamento. Il taglio dei costi portò anche al licenziamento di 150 dipendenti. Tra aprile e giugno un altro milione di persone ha disdetto l’abbonamento, così da velocizzare la mini-rivoluzione pubblicitaria del colosso dello streaming.

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