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Il ruggito del topo di Peter Sagan (di S. Gambino)

Peter Sagan Credits: ANSA
Di Simone Gambino
Pubblicato il 12 Set. 2020 alle 21:01

La quattordicesima tappa del Tour De France 2020, da Clermont Ferrand a Lione, lungo 194 km senza un metro di pianura, ha fornito uno spettacolo emozionante. Alla fine, ha vinto con pieno merito il danese Soren Kragh Andersen (Sunweb), partito a tre chiolometri dall’arrivo con un allungo che ha sorpreso l’intero plotone. La piazza d’onore è andata allo sloveno Luka Mezgec (Mitchelton Scott) che ha preceduto Simone Consonni (Cofidis). Il terzo posto dell’apripista di Elia Viviani è il secondo podio italiano in questo Tour, amaro per i colori azzurri, dopo l’analogo piazzamento del campione europeo Giacomo Nizzolo (NTT) nella terza tappa a Sisteron.

Come abbiamo detto, c’è stato spettacolo dalla partenza all’arrivo. Merito di questo va a Peter Sagan ed alla Bora – Hansgrohe. In partenza lo slovacco doveva colmare un distacco di 76 punti nella classifica a punti dall’irlandese Sam Bennett (Deceuninck – Quick Step). Un en plein sul percorso odierno, 70 punti a disposizione, l’avrebbe riportato praticamente alla pari con il rivale. Forte di questa motivazione, il tre volte campione del mondo schierava la squadra all’attacco per mettere in crisi l’avversario prima del traguardo volante di giornata, posto dopo 38 km. Il piano veniva ben eseguito. Peccato che, nel frattempo, avessero preso il largo lo svizzero Stefan Küng (Groupama – Fdj) e il belga Edward Theuns (Trek – Segafredo) che passavano per primi al traguardo volante, lasciando a Sagan il terzo posto.

La Bora continuava a scandire il passo, distanziando definitivamente il gruppo dei velocisti e raggiungendo prima Theuns e poi Kung. Lo svizzero, medaglia di bronzo agli ultimi mondiali in linea, veniva ripreso ai meno 80 dall’arrivo. Giungeva in quel momento la notizia del ritiro del francese Pierre Latour (Ag2r La Mondiale) a completamento di una giornata nefasta per la squadra transalpina che aveva già perso il suo capitano Romain Bardet, non partito. Il percorso, in leggera ma costante discesa, generava una velocità intorno ai 60 km/h che scoraggiava ogni tentativo d’attacco.

Ai meno 15 dal traguardo il gruppo entrava a Lione e la corsa cambiava volto, principalmente a causa della pericolosità delle strade che, tra rotonde e restringimenti, teneva i corridori costantemente sul chi vive. A questo punto, entrava in scena la Sunweb che prendeva il comando delle operazioni. Ci provava per primo Tiesj Benoot, che partiva sulla Cote de la Duchère, un GPM di quarta categoria lungo circa un chilometro e mezzo. Ripreso il fiammingo ad 8 km dall’arrivo, era la volta dell’elvetico Marc Hirschi, vincitore due giorni fa a Sarran. Alla fine lo scatto buono era quello di Soren Kragh Andersen. Il danese faceva il vuoto, arrivando sul traguardo a braccia alzate con 15” sul gruppo. Sagan finiva quarto, guadagnando così altri 18 punti nella classifica a punti, per un totale di 33 giornalieri. Il distacco da Bennett è ora sceso a 43 punti ma il bottino ottenuto oggi non può soddisfare l’estroso Peter, soprattutto considerando il lavoro massacrante svolto dalla squadra.

La classifica generale resta immutata con Primoz Roglic (Jumbo Visma) in maglia gialla seguito a 44” dal connazionale Tadej Pogacar (UAE Emirates) ed a 59” dal colombiano Egan Bernal (Ineos – Grenadier). Domani è in programma la quindicesima frazione, un atto probabilmente decisivo per il destino di questa edizione della Grande Boucle. Si andrà da Lione a Grand Colombier. Sono 175 km, di cui i primi cento pianeggianti, con il traguardo per la classifica a punti posto dopo 58. Si scaleranno poi in rapida successione due GPM di prima categoria: Montée de la Selle de Fromentel (11 km al 8%) seguita dal Col de la Biche (7 km al 9%). Dopo la discesa, un breve falsopiano porterà al km 158 dove inizierà la salita finale Hors Caregorie (17,5 km) al 7% con il traguardo posto a 1.501 metri d’altitudine. Sarà il caso d’allacciarsi le cinture.

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