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Superlega, Agnelli si arrende: “Senza le inglesi non si può andare avanti”

Andrea Agnelli Credits: ANSA
Di Antonio Scali
Pubblicato il 21 Apr. 2021 alle 08:30 Aggiornato il 21 Apr. 2021 alle 11:57

Si è già sgonfiato il progetto della Superlega, dopo appena 48 ore dall’annuncio della sua creazione. L’ipotesi che alcune delle società più importanti (e più indebitate) d’Europa costruissero un proprio club esclusivo, in barba al merito sportivo, e con l’intento principale di massimizzare gli introiti, aveva mobilitato masse di tifosi, ma anche leader politici come Macron e Boris Johnson, tutti contrari al nuovo torneo. E alla fine la montagna ha partorito il topolino. Nella notte il progetto che rischiava di spaccare il mondo del calcio è stato, almeno per il momento, sospeso. Anche il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha confermato il flop. Il presidente bianconero ha infatti rivelato all’agenzia Reuters: “Senza i club inglesi il progetto della Superlega non può andare avanti”. E intervistato da Repubblica e CorSport, ha ribadito che non rassegnerà le proprie dimissioni.

Nel comunicato ufficiale della Seperligue si legge: “La Super League europea è convinta che l’attuale status quo del calcio europeo debba cambiare. Proponiamo un nuovo progetto europeo perché il sistema esistente non funziona. La nostra proposta mira a consentire allo sport di evolversi generando risorse e stabilità per l’intera piramide del calcio, anche aiutando a superare le difficoltà finanziarie incontrate dall’intera comunità calcistica a causa della pandemia. Fornirebbe anche pagamenti di solidarietà a tutte le parti interessate del calcio”.

“Nonostante l’annunciata partenza dei club inglesi, costretti a prendere tali decisioni a causa delle pressioni esercitate su di loro, siamo convinti che la nostra proposta sia pienamente in linea con le leggi e le normative europee come è stato dimostrato da una decisione del tribunale per proteggere la Super League da azioni di terzi”. “Date le circostanze attuali – si legge ancora nel comunicato della Super League – riconsidereremo i passaggi più appropriati per rimodellare il progetto, avendo sempre in mente i nostri obiettivi di offrire ai tifosi la migliore esperienza possibile, migliorando i pagamenti di solidarietà per l’intera comunità calcistica”.

Insomma, il progetto è temporaneamente sospeso, in attesa che, caso mai, possa essere “rimodellato”. Un cambio di rotta repentino, avvenuto durante la scorsa notte, quando le squadre inglesi coinvolte nella Superlega – Manchester City, Manchester United, Chelsea, Tottenham, Arsenal e Liverpool – si erano via via sfilate. Ma, pochi minuti prima che venisse diffuso il comunicato ufficiale, anche l’Inter aveva fatto un passo indietro. “Il progetto della Superlega allo stato attuale non è più ritenuto di nostro interesse”, avevano spiegato fonti nerazzurre all’Ansa. Determinanti per questo clamoroso fallimento le proteste generalizzate dei tifosi, senza i quali il calcio non esisterebbe, la dura reazione della politica e degli stessi addetti ai lavori, come i giocatori del Liverpool o alcuni allenatori di spicco quali Guardiola e Klopp.

Secondo il presidente della Juventus Andrea Agnelli il progetto Super League comunque continua. In un’intervista a Repubblica il numero uno bianconero (intorno al quale in serata erano circolate voci di possibili dimissioni, subito smentite) ha infatti dichiarato: “Fra i nostri club c’è un patto di sangue, il progetto della Superleague ha il 100% di possibilità di successo, andiamo avanti”. Dopo l’addio in blocco delle squadre inglesi e dell’Inter, Agnelli apre comunque la porta al dialogo con le istituzioni del calcio europeo: “Se ci fanno una proposta, valuteremo”. Nell’intervista, Agnelli esalta la bontà del progetto, di cui è il vicepresidente, sottolineando che le squadre coinvolte continuerebbero a partecipare ai campionati nazionali, e che la nuova competizione sarebbe “capace di avvicinare le generazioni più giovani che si stanno allontanando dal calcio”. Ma dopo lo stop di stanotte l’ipotesi Superlega è tornata già nel cassetto.

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