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Svolta storica: le calciatrici di Serie A diventeranno professioniste. Cosa cambia e quanto guadagneranno

Di Marta Vigneri
Pubblicato il 28 Apr. 2022 alle 11:07 Aggiornato il 28 Apr. 2022 alle 11:16

Dall’1 luglio 2022 il calcio femminile in Italia diventerà professionistico: si è concluso questa settimana l’iter iniziato nel 2020 con l’approvazione, da parte del Consiglio Federale della Figc, delle modifiche alle norme che regolano la disciplina, fino ad ora considerata dilettantistica. A partire dalla prossima stagione sportiva, insomma, la Serie A del calcio femminile passerà al professionismo, e le calciatrici diventeranno professioniste a tutti gli effetti, con un contratto nazionale a norma di legge.

Finalmente ci sono le norme che disciplinano l’attività e l’esercizio del professionismo del calcio femminile, è una giornata importante, dall’1 luglio inizia il percorso. Oggi siamo la prima federazione in Italia ad avviare ed attuare questo importante percorso. C’è stata qualche piccola resistenza della Lega di A che riteneva di proporre un eventuale rinvio ma poi abbiamo raggiunto un accordo perché non si poteva tornare indietro. Quando si delibera qualcosa bisogna essere coerenti”, ha sottolineato il presidente della FIGC Gabriele Gravina al termine del Consiglio federale. È la prima volta nella storia del calcio italiano: dalla nascita della Federalcio, nel lontano 1898, infatti, mai una donna aveva avuto accesso al professionismo. Con l’approvazione delle norme da parte del Consiglio Federale è nata di fatto una nuova professione: quella di calciatrice.

Nel concreto, significa che le giocatrici delle squadre di Serie A avranno contratti professionistici: i club dovranno riconoscere contributi previdenziali, versare l’Irpef e i contributi per il fondo di fine carriera. Già dalla scorsa estate le società di Serie A potevano far sottoscrivere alle calciatrici accordi che prevedessero la trasformazione in contratti professionistici, ma la decisione rimaneva nelle mani dei club. Dal primo luglio invece qualsiasi giocatrice di Serie A non avrà più contratti di tipo dilettantistico, con un salario minimo fissato sulle cifre previste per la serie C maschile, ovvero 26 mila euro lordi all’anno.

Anche se in Serie A alcune atlete guadagnano già molto di più, la vera novità riguarda il versamento dei contributi previdenziali. Fino ad oggi infatti la formula per guadagnare era un rimborso forfettario annuale diviso in 10 mensilità che non poteva superare i 30.658 euro l’anno oppure un rimborso spese e indennità di trasferta pari a 77,47 euro al giorno. Non vi era però la possibilità di accedere al fondo pensionistico, non vi erano tutele mediche né di maternità e contro gli infortuni vigeva una semplice assicurazione collettiva. D’ora in poi sui campi sportivi femminili della Serie A il gioco cambia.

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