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Marco Liorni si è trasformato in cigno: ora è un conduttore che diverte e si diverte

Marco Liorni. Credit: Ansa
Di Franco Bagnasco
Pubblicato il 28 Ago. 2021 alle 14:06 Aggiornato il 28 Ago. 2021 alle 14:29

In ere televisive precedenti, Marco Liorni sembrava una sorta di Brutto Anatroccolo; o meglio, di “Puccettone” (citando la fantozziana epopea cinematografica di Paolo Villaggio) del video. Quel bravo ragazzo un po’ sottotono, di scarse pretese, che bussava timidamente agli schermi domestici degli italiani in modo dimesso, quasi col timore di disturbare.

In cuor tuo sapevi che, qualora la tua ragazza fosse rimasta a dormire a casa sua, non solo non avrebbe tentato di approfittarsene, ma si sarebbe anche impegnato a respingere sdegnosamente eventuali insidie da parte della medesima. Non sia mai. Un po’ santo, un po’ “Puccettone” appunto, per dirla con Calboni. Il tutto soltanto in nome della vostra vecchia, incrollabile amicizia.

La sensazione era quella di potergli lasciare le credenziali del conto corrente on-line o usarlo come prestanome senza il timore di perdere l’ombra di un quattrino. Era il Liorni buono come il pane ma con meno appeal televisivo. Quello che – da giornalista – si dispiaceva (anche comprensibilmente) quando non gli veniva offerto un contenitore pomeridiano di news o d’attualità, ma lo si buttava eventualmente, a mo’ di rimpiazzo, nell’agone ritenuto meno nobile del quiz.

Oggi, a 56 anni, dopo un’intera estate trionfante su Rai1 con “Reazione a catena”, il Brutto Anatroccolo non solo è diventato cigno, ma anche rapace predatore. Oltre a non vergognarsi più per il fatto di pascolare nell’intrattenimento, ha assunto un piglio guascone trasformandolo in rara bravura; tecnicamente perfetto nel gestire tempi televisivi stretti e interazioni con i concorrenti che richiedono spesso risposte brillanti e un po’ fuori copione. Diverte e si diverte in scioltezza, senza sentirsi fuori posto e coinvolgendo lo spettatore.

E’ un conduttore risolto, insomma. Complice un buon format in onda dal 2007 che prima di lui è stato condotto da Pupo, Pino Insegno, Amadeus e Gabriele Corsi. Una cavalcata fra sinonimi e aggettivi che uniscono parole e che traghettano il programma dalle parti della Ghigliottina, il gioco finale, quello più forte, de “L’Eredità”.

Stiano attenti colleghi e rivali, più o meno illustri, perché il Marco Liorni di oggi risulterebbe spendibilissimo anche nella collezione televisiva autunno-inverno, e non solo dalle parti dell’attualità con il rodato “ItaliaSì!”. Il Liorni di oggi può fare tutto, e bene. Meglio di altri, che a volte ormai sembrano sonnecchiare. E conquista. Anche la vostra ragazza, naturalmente. A buon intenditor…

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