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L’annunciata rivoluzione di Fuortes in Rai ancora non c’è: e intanto le nomine potrebbero slittare

Di Marco Antonellis
Pubblicato il 3 Ott. 2021 alle 10:11 Aggiornato il 3 Ott. 2021 alle 10:11

Dopo una partenza “napoleonica” da parte del neo Amministratore delegato Carlo Fuortes, il suo piglio decisionista ha perso via via intensità: frenata e cambio di programma sugli inviati a seguito del Santo Padre. Nove nomine = 9 uomini alla faccia delle pari opportunità rivendicate in commissione di vigilanza dalla presidente Soldi.

Mauro Corona che torna con tutti gli onori a CartaBianca dopo aver dato della gallina alla conduttrice del programma. Si rinuncia alla querela a Fedez che venne annunciata dal direttore Franco Di Mare e dall’AD Fabrizio Salini. Nemmeno una parola sul caso Varriale. Piano industriale che si preannuncia fotocopia di quello del duo Salini-Foa. Per non parlare poi del “nuovo corso della comunicazione”: prima decisione assunta, il tentativo di ridurre le conferenze stampa, decisione che ha scatenato le perplessità di big del calibro di Milly Carlucci che sarebbe dovuta essere la prima “vittima” della decisione ma che dopo forti insistenze ha avuto disco verde per la conferenza mentre è ancora in bilico la decisione rispetto alla conferenza stampa dell’AIRC, storica associazione della ricerca scientifica così come sono in bilico le richieste provenienti da molte direzioni del gruppo.

Insomma, un inizio a ritmo lento che sullo sfondo vede l’ipotesi (cominciata a circolare negli ultimi giorni) di un congelamento delle nomine in scadenza (Tg1, Tg2, Tgr e Rai Sport) che, secondo alcune indiscrezioni raccolte al settimo piano di viale Mazzini, potrebbero essere prorogate addirittura fino all’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Un modo per rinviarle sine die dato che dopo il Quirinale potrebbero esserci le “politiche”, altra valida ragione per spingere verso ulteriori rinvii.

Il punto però è che a Palazzo Chigi vorrebbero procedere con dei cambiamenti al più presto per evitare di arrivare all’elezione del nuovo Capo dello Stato ancora con i direttori dei Tg nominati dal primo governo gialloverde, quello a trazione Salvini-Di Maio.

Ciononostante, nei colloqui avuti nelle scorse settimane con alcuni esponenti politici oltre che con gli uomini del Presidente del Consiglio Mario Draghi, il numero uno della Rai ha fatto capire che ha in animo solamente di cambiare i direttori di Rete e potrebbe farlo quando – il primo novembre – Di Meo lascerà Rai 2 per diventare direttore di Rai/San Marino.

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