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Roberto Bolle: “Terrorizzato quando debuttai con Carla Fracci. Lei lo sapeva e mi ha aiutato”

Roberto Bolle e Carla Fracci
Di Clarissa Valia
Pubblicato il 27 Mag. 2021 alle 15:55 Aggiornato il 27 Mag. 2021 alle 15:57

Non avrei mai fatto quello che ho fatto nella mia carriera se Carla Fracci non avesse aperto le strade prima di me. Io più di altri le sono grato. Ha dato una grande lezione a tutti. Mancherà tanto a me e alla danza italiana”. Roberto Bolle, intervistato dal Corriere della Sera, ricorda l’étoile della Scala scomparsa a 84 anni nella giornata di oggi, 27 maggio, a Milano.

Fin da bambino l’ho considerata una delle più grandi interpreti e ballerine, lei ha rappresentato la danza italiana nel mondo. Nessun altro nome era conosciuto e riconosciuto come il suo”, dice il primo ballerino della Scala e dell’American Ballet Theatre di New York che ricorda il suo primo incontro con la “signora della Danza”: “La ricordo agli spettacoli in Scala. Io studiavo e la guardavo ammirato. E poi il suo debutto a 60 anni nel ruolo di Tatiana in Onegin: una forza incredibile. Quando abbiamo iniziato a collaborare ero terrorizzato, proprio per il fatto di dover ballare con l’icona della danza. Avevo un timore reverenziale unito all’agitazione all’idea di sbagliare qualcosa: non tanto i miei passi, ma piuttosto non tenerla bene, non sostenerla abbastanza”.

“Nonostante Carla Fracci fosse un mito mi ha aiutato moltissimo, non mi ha messo mai a disagio o in una posizione difficile: mi ha sempre supportato. Negli anni il nostro rapporto si è consolidato sempre più, diventando anche molto affettuoso. Vederla era sempre un piacere; l’ultima volta lo scorso febbraio”, prosegue Roberto Bolle.

Il ballerino è sempre stato colpito dalla sua determinazione e volontà. Erano le doti che più lo colpivano. “Sono sempre stato molto toccato dalla sua determinazione e volontà. Dalla tenacia con cui affrontava le prove e il palcoscenico. Il passo successivo è stato collaborare: io ero appena entrato nel corpo di ballo e mi sono trovato a ballare con lei Lo spettro della rosa, per giunta in Giappone”, racconta Bolle.

Ma a renderla un’icona è stato il carisma, dice il ballerino. “Quella luce in più che hai quando sei sul palcoscenico. Carla ce l’aveva: una forza, un’energia che altre ballerine altrettanto brave o anche più brave non avevano. Sapeva stare sul palco e come lei pochissime altre al mondo. Inoltre, mi ha sempre colpito come ha gestito sua carriera”.

Carla Fracci ha portato la danza fuori dai teatri. “Prima di lei la era un’arte per pochissimi: le va riconosciuto il merito enorme di aver allargato il pubblico della danza, sperimentando e fregandosene delle critiche dei puristi. La sua era la strada giusta“, sostiene Roberto Bolle.

Dell’icona della danza, il ballerino ricorda anche “la sua ironia“. Ricordando uno sketch tv nel quale i due hanno ballato insieme, Roberto Bolle ricorda: “Le riprese erano state piuttosto lunghe ma lei era rimasta in studio fino alla fine. E quando quasi alle due di notte è partita la sigla, si è messa a ballare, così, improvvisando per dieci minuti, con la gioia e l’entusiasmo di essere lì a danzare“.

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