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Quella volta che Elio e le Storie tese sorpresero tutti con la Canzone mononota

Elio e le Storie Tese nella finale di Sanremo 2013 Credit: ANSA/Claudio Onorati
Di Stefano Mentana
Pubblicato il 2 Mar. 2021 alle 18:13 Aggiornato il 2 Mar. 2021 alle 18:22

Le hit sanremesi hanno la caratteristica di entrare in breve tempo nella familiarità degli ascoltatori. Le radio le trasmettono in continuazione, la programmazione musicale dei giorni successivi al festival da loro ampio spazio, e poi talvolta cadono nel dimenticatoio, mentre altre volte restano scolpite nell’immaginario. Tant’è che si radicano nella nostra memoria, senza farci ricordare quale era stata la sensazione che provammo la prima volta che le abbiamo sentite. Forse, in molti casi, neanche è davvero importante ricordarlo. Il caso della Canzone Mononota di Elio e le storie tese è però uno di quelli che meritano di essere ricordati.

Febbraio 2013, Elio e le storie tese tornano a Sanremo dopo la bellezza di 17 anni. Nel 1996 avevano portato la Terra dei Cachi, uno di quei pezzi che scombinano le carte della rigida tradizione dell’Ariston, parlando con simpatica leggerezza di scandali, vizi e problemi dell’Italia, accompagnandolo con esibizioni e travestimenti memorabili che hanno contribuito a rendere questo pezzo uno dei più significativi della recente storia sanremese. Un pezzo che finì al secondo posto, ma che fu talmente amato che in molti hanno sollevato dubbi sull’esito effettivo del televoto: la sorte ha voluto che un pezzo che parlava di scandali e di pessime abitudini degli italiani finisse oggetto di un’indagine dei carabinieri.

Dopo una prestazione del genere, Elio e le Storie tese non potevano tornare sul palco dell’Ariston con un pezzo qualsiasi.

Il regolamento del festival del 2013 prevedeva che ogni campione in gara avrebbe dovuto portare due canzoni, da presentare una dopo l’altra durante la prima esibizione, nel corso della quale il pubblico da casa, tramite televoto, avrebbe scelto quale mandare avanti. Per comodità, la maggior parte degli artisti mettevano in scena per prima la canzone con cui avrebbero voluto proseguire il festival. La maggior parte, ma non Elio e le storie tese.

Saliti sul palco gli Elii, vestiti da chierichetti e truccati in modo tale da sembrare di avere una fronte molto pronunciata, si esibirono in “Dannati forever”, quella che probabilmente gli spettatori da casa pensavano essere il cavallo di battaglia del gruppo per quell’edizione. Orecchiabile, ricca di giochi di parole, sarebbe stato sicuramente un valido brano per un’altrettanto valida posizione in classifica, ma non era questo che gli Elii avevano in mente, e non è un caso che pochi minuti dopo probabilmente la povera “Dannati forever” era già stata dimenticata da tutti, letteralmente rottamata dal brano successivo.

Tolto l’abito da chierichetti dopo la prima esibizione, Elio e le storie tese iniziarono a intonare la seconda canzone, “La canzone mononota”. Dopo l’incipit, in cui si parla di quanto gli artisti cerchino complesse melodie, avviene la svolta, con la canzone che si sviluppa su un registro musicale di una sola nota, il do, arricchendosi di virtuosismi, citazioni, ed elencando le innumerevoli cose che si possono fare pur usando una nota sola. La movimentata esibizione, in cui viene addirittura intonato l’inno cubano – perché come dice il testo, la canzone mononota è “democratica, osteggiata dalle dittature”, non a caso “l’inno cubano è pieno di note -, arriva anche a prendersi beffa del pubblico, quando si interrompe la musica per fingere che la canzone sia finita, prendendosi l’applauso dell’Ariston salvo poi riprendere la canzone.

Un crescendo travolgente, un’esperienza unica per lo spettatore che inizia a sentire la canzone incuriosito, e solo a un certo punto si accorge del virtuosismo messo in atto dagli Elii, interrogandosi se davvero sta usando una nota sola, se sta succedendo davvero fino a rendersi pienamente conto che sì, Elio e le storie tese lo hanno fatto davvero, hanno giocato con le note e le parole come solo loro sanno fare.

Il giudizio del televoto, al termine della doppia esibizione, portò a uno schiacciante 81 per cento per la Canzone mononota su Dannati for ever. Il pezzo degli Elii andò avanti, salvo arrendersi in finale, dove dovette accontentarsi del secondo posto dietro L’essenziale di Marco Mengoni.

Nonostante questo, la Canzone mononota è entrata a pieno titolo nella storia di Sanremo, pur rompendo in grande stile le maglie tradizionali dell’Ariston, e toccando un livello stilistico e qualitativo che pochi in Italia hanno mai raggiunto. Forse è anche per questo che nel 2018 Elio e le storie tese si sono ufficialmente sciolti: quando  si raggiunge la vetta, andare avanti è difficile.

Oggi la Canzone mononota può ancora suscitare sorpresa, ma ormai si è storicizzata, è diventata famosa, se ne può leggere e la si può sentire. L’incredibile stupore che destò nel febbraio 2013, quando venne suonata all’Ariston per la prima volta, può comprenderlo solo chi la sentì in quell’occasione.

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