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Marco Giallini: “Ecco cosa penso su Dio e l’eutanasia”

Marco Giallini. Credit: Getty Images

L'attore romano sarà sul grande schermo il prossimo 28 febbraio nel film diretto da Simone Spada "Domani è un altro giorno"

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 22 Feb. 2019 alle 13:28 Aggiornato il 22 Feb. 2019 alle 14:38

Marco Giallini torna al cinema con Domani è un altro giorno, diretto da Simone Spada. Nel film, interpreta un attore romano malato di cancro ai polmoni che sceglie di rinunciare alle cure e “chiudere meglio che può” la sua vita, nel giro di quattro giorni.

In una lunga intervista rilasciata a Il Messaggero, Giallini si racconta e racconta quello che ha significato per lui calarsi nei panni di quel personaggio. Tratto dal film Truman, del 2015, una storia toccante e divertente insieme, Domani è un altro giorno è la storia di un’amicizia, come dice il regista stesso. E racconta il macrocosmo della vita, il modo in cui ognuno vive, spera e muore.

“Emozionarsi per poter emozionare”, dice Giallini, raccontando l’impegno di interpretare il ruolo di Giuliano in Domani è un altro giorno. Il parallelismo con la sua vita scatta subito. L’attore ha perso la moglie da qualche anno, e si è ritrovato a crescere all’improvviso i suoi figli.

“Quando hai dei figli da accompagnare pensi sempre ‘io non posso morire, non me lo posso permettere. Ma sono uno in genere coraggioso. E una scelta come quello di Giuliano la capisco. Non sceglie di farla finita in anticipo. Vuole chiudere meglio che può”, ha riferito l’attore.

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Nel film si racconta l’amicizia e la fine della vita, con ironia e leggerezza. Gli interpreti, infatti, si sforzano di esorcizzare il momento. Giuliano non sceglie di terminare la sua vita “prima” del momento, non sceglie di porre fine al suo dolore tramite l’eutanasia. A tal proposito, Giallini si dice favorevole a questa scelta e lo spiega con una canzone.

Giuliano non opta per l’eutanasia, “ma io sono favorevole a questa possibilità”, spiega l’attore. “Il Dio che conosco è quello di una canzone di De Gregori, Ti leggo nel pensiero: ‘E chiedimi perdono per come sono, perché è così che mi hai voluto tu!’. E io credo che Dio non se la prenderà per una scelta estrema come questa”.

Ma com’è Giuliano? Per Giallini è un “guascone, tipo Gassman nel Sorpasso. Uno che si sceglie la bara e chiede lo sconto o un usato garantito”. Mettersi la maschera di Giuliano non è stato semplice, ma l’attore romano l’ha fatto con “pancia e cuore”. A maggior ragione perché dentro la storia di quel personaggio, Giallini ha potuto leggere una parte della sua.

“Rivedendomi, ho capito che da dentro – pancia e cuore – riemergono le esperienze e le emozioni vere. Papà è morto di cancro a 73 anni”, proprio a causa di un cancro ai polmoni. “Mi ricordo la prima volta in teatro, all’Argentina: volle parlare col regista. E non sapeva come chiamarlo: capo, dottore. Allora, come se la cava ‘sto ragazzo? Con quell’accento romano. Voleva conferma che la scelta artistica fosse quella giusta”.

Quella alle spalle di Giallini nel film è Roma, sempre Roma: “Una Roma struggente che accompagna una storia struggente”. Una città, la sua, che nel tempo è cambiata.

“Mi mancano gli odori dei negozi di stoffe a Corso Vittorio, quello di gomma dell’armeria di Montesacro”, spiega Giallini. “Di odori della città mi parlava sempre Jannacci, quando mi spiegò Milano: diventammo amici”.

Quali sono gli idoli di Marco Giallini? “La mia vera passione sono i ribelli: nella musica, nello sport, nella vita. Gente che poi perde: Meroni e McEnroe, Best, Falcone e Borsellino”.

Domani è un altro giorno uscirà nelle sale il prossimo 28 febbraio.

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