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    Happy Today, il film sulla maternità e sulla condizione delle donne in Uganda

    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 2 Apr. 2019 alle 16:10 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 12:19

    Happy Today – “Un racconto fotograficamente impeccabile e meraviglioso in grado di portare lo spettatore nella dimensione femminile del mondo, celebrando l’Africa attraverso la nascita della vita, sovvertendo in modo poetico gli stereotipi comuni sul sud del mondo”.

    HAPPY TODAY // teaser from Giulio Tonincelli on Vimeo.

    Il documentario Happy Today di Giulio Tonincelli racconta la storia di Patricia e delle donne in Uganda, uno dei paesi con la più alta mortalità materna legata anche al fatto che l’uomo non vuole che la propria donna vada in ospedale ed entri così in contatto con estranei.

    Il fim è stato realizzato nel nord dell’Uganda è in selezione ai festival del circuito Oscar quali Palm Springs e Rhode Island negli Stati Uniti e Odense in Danimarca, oltre che in numerosi altri festival internazionali. Cinemaitaliano lo segnala anche tra i documentari più premiati del 2018, ad oggi sono 31 selezioni ufficiali in 12 paesi.

    Happy Today di Giulio Tonincelli, la sinossi del film

    Patricia vive a Kalongo, un piccolo villaggio nella terra degli Acholi, nord Uganda. All’ombra del monte Oret, il monte del vento che domina il villaggio, Patricia impara ogni giorno ad accompagnare le nuove madri nel dolore fisico di un’emozione sconfinata, quella della vita.

    “Insieme alla donna” è il significato della sua vocazione; amare e servire con gioia il prossimo, questo vuol dire essere ostetriche.

    Il progetto nasce con il sostegno della fondazione Ambrosoli di Milano. Il film era ufficialmente nella selezione in lizza per il David di Donatello 2019 nella categoria Miglior cortometraggio.

    Ad oggi il film è stato selezionato in 25 festival nazionali ed internazionali di cui 3 facenti parte del circuito Oscar: Palm Sprigs e Rhode negli Stati Uniti e Odense in Danimarca.

    Il film Happy Today ha vinto 4 premi tra cui Ischia Film Award “Location Negata” all’Ischia Film Festival 2018.

    La Giuria della sezione composta dal regista e sceneggiatore Toni D’Angelo, dall’attore Vinicio Marchioni e dallo scenografo Tonino Zera, ha così deliberato:

    “Un racconto fotograficamente impeccabile e meraviglioso in grado di portare lo spettatore nella dimensione femminile del mondo, celebrando l’Africa attraverso la nascita della vita, sovvertendo in modo poetico gli stereotipi comuni sul sud del mondo.”

    Il regista Giulio Tonincelli

    Sono partito per l’Uganda con l’idea di documentare il diritto alla salute e all’educazione, l’affermazione della dignità della donna e della possibilità di far nascere i propri figli in contesti più sani, raccontandolo attraverso gli occhi di un’ostetrica.

    Arrivato a Kalongo ho incontrato diverse studentesse della scuola di ostetricia e le ho seguite fin da subito, entrando sempre più in confidenza con loro. Sono bastati pochi attimi per capire che Patricia, la protagonista di Happy Today, con la sua spontaneità e la sua dolcezza, riusciva ad incarnare e a trasmettere il senso dell’essere ostetrica. Così ho deciso di concentrarmi su di lei, raccontando la sua storia attraverso i riti della quotidianità.

    L’Uganda è tra i paesi con la più alta mortalità materna e infantile, e uno dei motivi è insito nella cultura africana che vuole la donna forte partorire da sola, senza assistenza. Nella vita di quasi tutti gli abitanti africani c’è una storia legata al parto vissuto come un’esperienza traumatica.

    Scavando a fondo nel passato di Patricia, come in quello di tante altre ragazze, si incontrano momenti di estrema sofferenza che formano e rafforzano la loro fede nella vita. Da qui nasce la convinzione che aiutando gli altri si possa, in qualche modo, estirpare il loro dolore. Seguendo questa storia, mi sono infine ritrovato di fronte all’umanità e all’amore più puro. Circondato dallo spettacolo che la natura genera incondizionatamente con forza travolgente e libertà, senza sosta, relegando in secondo piano le complessità congenite dei luoghi e dei contesti sociali.

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