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Fedez torna a parlare del tumore: “Ho problemi con il fiato, ora voglio vedere crescere i miei figli”

Di Niccolò Di Francesco
Pubblicato il 24 Mag. 2022 alle 11:19

Fedez torna a parlare del tumore: “Sono rimasto senza fiato”

Dopo la riappacificazione con J-Ax, Fedez è tornato a parlare della sua malattia, un raro tumore al pancreas, svelando, tra le altre cose, di avere ancora qualche problema con il fiato, che spera di risolvere entro fine giugno quando a Milano si terrà un concerto benefico da lui organizzato insieme all’ex cantante degli Articolo 31.

Intervistato dal Corriere della Sera, il rapper, che ieri aveva dichiarato di “sentirsi molto fortunato”, ha svelato di avere ancora qualche problemino fisico: “Fisicamente il problema è il fiato. Da poco ho partecipato al concerto di Tananai, cantando una sola canzone: è stata una gioia incredibile ma subito dopo avevo già il fiatone. Per il 28 giugno conto di essere pronto e carico”.

“Le mie priorità stavano cambiando da tempo, riguardano l’attitudine con cui affronto la vita. Poi c’è stato il tumore: quando affronti delle esperienze di questo tipo ti accorgi che uno degli obiettivi che dopo ti dai è veder crescere i tuoi figli. Questa cosa ti dà uno spirito diverso” ha svelato il cantante.

Fedez, poi, ha raccontato che J-Ax è stato tra i primi a sapere della malattia: “Per me è stato fondamentale averlo vicino. Il giorno in cui, dopo un normale controllo, hanno trovato la massa tumorale avevo appuntamento con lui, quindi è stato tra i primi a saperlo, dopo la mia famiglia. La prima volta che ci siamo parlati di nuovo (lui aveva anche bloccato il mio numero), siamo stati al telefono per sei ore, in cui abbiamo tirato fuori tutto. In qualche modo c’è già stato un riavvicinamento anche con Rovazzi: ci sono dei video in cui si vede che ci siamo incontrati a un concerto e ci siamo parlati un po’”.

Il rapper, inoltre, non ha nascosto di aver fatto ricorso a uno psicoterapeuta e di aver assunto psicofarmaci: “È un modo per cercare di superare lo stigma che ancora c’è verso la psicanalisi, l’andare in terapia. Uno stigma che io stesso ho dovuto abbattere: ho dovuto maturare che non ci si deve vergognare nell’affidarsi a degli specialisti e chiedere aiuto. Penso che questi retaggi arrivino dagli stereotipi che ancora ci sono nella nostra cara società civile, dove andare in terapia o avere necessità di terapie integrative per la propria salute mentale è vissuto come un sintomo di pazzia. Penso che in troppi siano ancora succubi di questi stereotipi”.

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