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Amanda Knox contro Matt Damon: “Nel film Stillwater si lascia intendere che io sia un’assassina”

Amanda Knox e Matt Damon
Di Marco Nepi
Pubblicato il 30 Lug. 2021 alle 17:08

Amanda Knox si scaglia contro l’attore Matt Damon e il regista Tom McCarthy per il film La ragazza di Stillwater, la cui trama ricorda per certi aspetti il caso dell’omicidio di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia nel 2007 e per il quale Knox fu dapprima condannata e poi assolta definitivamente in Cassazione.

Secondo la donna, oggi 34enne, la pellicola lascia intendere che lei sia colpevole. “Il mio nome appartiene a me? E il mio volto? La mia storia? Continuo a tornare a queste domande perché altri continuano ad approfittare del mio nome, del mio volto e della mia storia senza il mio consenso”, ha scritto Knox su Twitter commentando il film.

E ancora: “Rendendo finzione la mia innocenza e la mia totale mancanza di coinvolgimento, cancellando il ruolo delle autorità nella mia condanna ingiusta, McCarthy rafforza l’immagine di me come persona colpevole e inaffidabile”.

Il regista e Matt Damon, prosegue la donna, “trarranno sicuramente profitto da questa finzione sulla ‘saga di Amanda Knox’ che sicuramente lascerà molti spettatori a chiedersi: ‘Forse la vita reale Amanda è stata coinvolta in qualche modo'”.

Presentato all’ultimo Festival di Cannes e in uscita in Italia a settembre 2021, La ragazza di Stillwater racconta la storia di un americano, interpretato da Matt Damon, che va in Francia per aiutare a scagionare sua figlia, arrestata per un omicidio che sostiene di non aver commesso.

“Non mi è stato consentito di tornare all’anonimato che avevo prima di Perugia. La mia unica opzione è quella di sedermi mentre gli altri continuano a distorcere la mia immagine o combattere per ripristinare la mia reputazione ingiustamente distrutta”, attacca la donna.

Amanda Knox ha riferito che né McCarthy né Matt Damon non hanno mai tentato di parlarle durante la produzione del film.

“L’attenzione errata su di me delle autorità italiane ha portato a un’attenzione errata su di me da parte della stampa”, osserva la donna. “In carcere non avevo il controllo della mia immagine pubblica. Mi piacerebbe che agli eventi di Perugia ci si riferisse come ‘L’uccisione di Meredith Kercher di Rudy Guede’, il che mi collocherebbe come la figura periferica che avrei dovuto essere, la compagna di stanza innocente”.

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