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Alessandro Gassmann: “La quarantena con mio figlio Leo che canta 9 ore al giorno”

Alessandro e Leo Gassmann
Di Clarissa Valia
Pubblicato il 31 Mar. 2020 alle 09:13

Coronavirus, Alessandro Gassmann si racconta

Alessandro Gassmann racconta la sua quarantena in casa insieme al figlio Leo, vincitore della sezione nuove proposte del Festival di Sanremo 2020 con la canzone “Vai bene così”. L’attore romano sta rispettando il decreto governativo per l’emergenza Coronavirus in una sua casa in Toscana: “in Maremma…Ma non a Capalbio”, specifica nell’intervista al Corriere della Sera.”Siamo in quattro, io, mia moglie Sabrina, con cui continuiamo a condividere la stanza, nostro figlio Leo e la sua fidanzata”, specifica. Lui è quello che esce per fare la spesa.

“Quando ne usciremo, spero il prima possibile, le cose non torneranno come prima. Ci sarà più consapevolezza di quello che avevamo, di quello che possiamo permetterci e delle rinunce che dovremo fare. Magari pensando un po’ di più a chi resta su questo pianeta dopo di noi”, dice Alessandro Gassmann.

Nel frattempo, aspettando che tutto questo finisca, l’attore romano consiglia film: “Comincerei da Martin Scorsese. Mean Streets fu il primo film per Joe Pesci, che faceva il broker di Robert De Niro, quando Scorsese lo vide disse, ecco, pensavo proprio a una faccia così. Poi italiani non dico meno ricordati come Pietrangeli, lo stesso Comencini padre e Zurlini: Il deserto dei tartari tra l’altro racconta di un fortino dove non succede niente”.

La cosa che gli manca di più? “Mi manca parlare senza WhatsApp. Quando mi sveglio faccio un tweet su una poesia. Ho voglia di un abbraccio e di vedere tante persone”, confessa l’attore.

“Quello che stiamo vivendo diventerà un film?”, chiede il giornalista Valerio Cappelli. Alessandro Gassmann rivela: “Ho un’idea che sto sviluppando”. “Ma è difficile concentrarsi, vivo con una popstar (il figlio Leo), canta nove ore al giorno e alla trentesima volta dello stesso pezzo non lo mando a quel paese ma esco in terrazzo. Ecco, mi sorprende la diversa reazione dei ragazzi, penso a Hollywood Party, mia moglie ed io ci contorcevamo dalle risate ma per Leo quella lentezza comica non passa, è una questione di ritmo, di cultura tecnologica, vanno più veloci di noi”, racconta.

E confessa di avere paura: “Io ne ho molta, c’è qualcosa di sbagliato in chi non la ha. La paura porta a una reazione e speriamo alla soluzione. Sia Johnson che Trump hanno fatto una doppia capriola, senza nemmeno chiedere scusa. Prima non avevano paura, si vede che pregavano per i mercati dei loro paesi. Spero che molti abbiamo paura, ti porta a essere più serio e ligio nei comportamenti e nelle indicazioni del ministero della Salute. I bisticci politici non servono, li ignoro, non portano alcun vantaggio. Io ascolto solo i medici. Dobbiamo tutti remare nella stessa direzione”.

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