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Scoperto in Turchia un sito illegale di stoccaggio di rifiuti italiani. La denuncia di Greenpeace

Un imprenditore italiano avrebbe preso in affitto un lotto di terra e vi avrebbe abbandonato almeno 50 balle di rifiuti plastici

Di Davide Lorenzano
Pubblicato il 6 Set. 2019 alle 18:48 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 03:04

Traffico rifiuti: scoperto in Turchia un sito di stoccaggio illecito di scorie dall’Italia

Si trova nella città di Smirne, in Turchia, un vasto sito illegale di stoccaggio di rifiuti in plastica presumibilmente provenienti dall’Italia. L’amara scoperta è l’esito di un’indagine congiunta tra gli operatori italiani e turchi di Greenpeace, l’organizzazione non governativa ambientalista che ha presentato una denuncia alle autorità turche competenti.

Secondo quanto riportato dai media locali, e come testimoniano le fotografie effettuate da Greenpeace, sembrerebbe trattarsi prevalentemente di film plastici flessibili ed eterogenei su cui sono visibili etichette in italiano appartenenti a diverse marche del nostro Paese. Le immagini di un drone e degli scatti giungono da una fattoria ad est della città turca, capoluogo della provincia omonima. Secondo la testimonianza del proprietario dell’area, intervistato dagli attivisti turchi, un imprenditore italiano avrebbe affittato un lotto del terreno con annesso stabile, dove ha successivamente abbandonato almeno cinquanta balle di rifiuti plastici per poi rendersi irreperibile.

“Troviamo inaccettabile che la Turchia diventi la discarica di rifiuti italiani poco idonei al riciclo. Le nostre immagini mostrano come gli sforzi quotidiani di migliaia di cittadini nel separare e differenziare i rifiuti in plastica vengano vanificati da pratiche illegali come quella documentata”, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “Questo dovrebbe farci riflettere sul fatto che riciclare la plastica non è sufficiente. Per evitare che situazioni come questa possano verificarsi in futuro, è necessario ridurre subito e drasticamente la produzione di plastica a partire dall’usa e getta”.

In Italia, i rifiuti urbani costituiti da imballaggi in plastica vengono gestiti in più del 90 per cento dei comuni da Corepla, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica. La parte restante è invece gestita da operatori di raccolta indipendenti. “Chiediamo a Corepla, e gli altri operatori che si occupano della raccolta e recupero degli imballaggi in plastica, quali garanzie sul controllo della filiera possono darci per escludere che ciò che abbiamo documentato in Turchia non provenga dalla raccolta differenziata da loro operata”, conclude Ungherese.

L’escalation dei traffici illegali dei rifiuti (e il conseguente abbandono) preoccupa i leader del pianeta che si dimostrano però deboli. Un fenomeno criminale globale – oggetto di un’inchiesta TPI sulle rotte del sud-est asiatico – che pare invincibile. Secondo uno studio di Science Advances, è stimata in 380 milioni di tonnellate la plastica prodotta nel mondo nel 2015, contro i soli 2 milioni di tonnellate del 1950.

Così l’Italia esporta illegalmente rifiuti di plastica all’estero
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