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Il suicidio di una ragazza di 14 anni che ha sconvolto l’Australia

Di Laura Melissari
Pubblicato il 10 Gen. 2018 alle 10:04 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:30

Una ragazza australiana di 14 anni si è tolta la vita a causa di atti di bullismo.

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Amy “Dolly” Everett era stata il volto di una famosa campagna del noto marchio di cappelli australiano Akubra quando aveva otto anni.

In un post di Facebook, il padre di Amy ha invitato a una “battaglia” per una maggior consapevolezza del bullismo, così la vita di sua figlia “non sarà sprecata”.

Anche Akubra, esprimendo le sue condoglianze, ha lanciato un appello per combattere contro ogni tipo di bullismo. “Sii un amico, controlla i tuoi amici”, si legge nel comunicato.

Un bambino su cinque in Australia afferma di essere stato vittima di bullismo nell’ultimo anno.

Nel suo post su Facebook, il padre Tick Everett, ha detto che spera che l’attenzione sulla morte di Amy possa “aiutare altre preziose vite”.

Ha anche invitato i bulli al suo funerale, dicendo: “Se per caso le persone che hanno pensato che fosse uno scherzo e si sono sentiti superiori al costante bullismo e alle molestie vedono questo post, per favore, venite al funerale, e assistete alla completa devastazione che avete creato”.

La bambina era attiva nel prendersi cura di animali e bambini meno fortunati di lei.

La famiglia ha condiviso un recente disegno di Dolly che mostra una figura magra piegata all’indietro e sotto le parole: “Parla anche se la tua voce trema”.

Secondo l’emittente australiana ABC, la famiglia ha anche affermato di voler creare un fondo per aumentare la consapevolezza di bullismo, ansia, depressione e suicidio giovanile.

Secondo il Centro nazionale contro il bullismo (NCAB) australiani, mentre i tassi complessivi di bullismo sono diminuiti nell’ultimo decennio, il cyberbullismo ha registrato un forte aumento.

“Ciò che è diverso nel caso del cyberbullismo è che può essere costante, 24 ore su 24,” ha detto alla BBC Jeremy Blackman del NCAB.

“Un altro fattore importante è l’anonimato su Internet”, ha detto.

Nonostante i servizi di ausilio disponibili, gli adolescenti sono riluttanti ad ammettere di essere vittime di bullismo e di conseguenza a chiedere aiuto.

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