Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
Home » News

India, piogge e inondazioni: il Nord del Paese in ginocchio

Almeno 600 vittime, centinaia di migliaia di sfollati, interi villaggi sommersi. Il bilancio drammatico della stagione monsonica

Di Action Aid
Pubblicato il 13 Set. 2016 alle 16:30 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:37

Sono almeno 600 le vittime,
centinaia di migliaia gli sfollati e più di 8000 i villaggi inondati
a causa delle forti inondazioni registrate in India da quando, il 9 giugno, il
monsone abbattutosi sullo Stato di
Kerala ha aperto la stagione delle piogge che ha raggiunto il resto del Paese
nel mese di luglio.

La stagione monsonica, momento
dell’anno fondamentale per il settore agricolo locale, specie per gli Stati che
vivono periodi di siccità, inizia a giugno e termina a settembre, spesso portando
esondazioni e allagamenti in molte zone dell’India.

Quest’anno lo straripamento del
Gange e di molti dei suoi affluenti ha causato inondazioni senza precedenti in diverse
località del Paese.

Più di 5 milioni le persone
colpite dagli effetti devastanti delle alluvioni negli Stati di Assam, Bihar,
Uttar Pradesh, Madhya Pradesh e Rajasthan.

Le abitazioni sono state spazzate
via dall’acqua o sono sommerse. La comunicazione e i trasporti stradali sono stati
interrotti in molte aree. I campi coltivati sono gravemente danneggiati  e così ponti, imbarcazioni, scuole e infrastrutture.

Nello Stato di Assam, dove i
livelli delle acque del fiume Brahmaputra e dei suoi principali affluenti sono arrivati
al di sopra del livello di pericolo in diverse località nei giorni passati, gli
allagamenti hanno raggiunto centinaia di villaggi e devastato più di 800
abitazioni.

Non diverse le condizioni negli
Stati di Bihar e di Uttar Pradesh, dove migliaia di abitanti sono stati evacuati
dalle proprie case.

La percentuale di precipitazioni
in eccesso più alta del Paese (40% ) è stata registrata nel Madhya Pradesh, dove
i distretti più colpiti sono Satna e Rewa.

Il bilancio è tragico. Migliaia di
famiglie hanno perso case, averi, raccolti, bestiame. Molti hanno trovato
riparo all’interno di strutture pubbliche, altri si sono rifugiati su alture o sono
stati ospitati in campi d’accoglienza, dove tuttavia spesso mancano materiali e
strumenti necessari alla realizzazione di rifugi temporanei.

Inoltre a causa delle precarie condizioni
igienico sanitarie e del ricorso all’utilizzo di acqua contaminata per
la preparazione di alimenti si teme la diffusione di malattie. Senza
dimenticare che gli ingenti danni al settore agricolo e le difficoltà nel
garantire cibo a causa della grave crisi alimentare incrementano i flussi migratori
dalle aree rurali verso le città.

Intanto, nel
vuoto sociale lasciato da istituzioni al collasso nelle aree devastate, rischiano
di trovare spazio pratiche pericolose come il traffico, la vendita e la riduzione in schiavitù di donne e bambini.

Oggi, come in situazioni speculari
negli anni passati, ONG e
attivisti che operano sul posto allertano sulla possibilità che, in un Paese
come l’India, dove il traffico di esseri umani è già un problema diffuso, questo
fenomeno subisca un incremento.

Disastri di tale portata, causando
lo spostamento di massa delle popolazioni verso Delhi e le altre città, mettono
a rischio le categorie più deboli della società: donne e bambini sono esposti
al rapimento, allo sfruttamento sessuale e alla vendita per lavorare in case, ristorantio fabbriche tessili.

ActionAid si è attivata
immediatamente per dare supporto alle comunità indiane nel far fronte
all’emergenza, provvedendo ai bisogni più immediati degli abitanti e
promuovendo iniziative che guardano alla riduzione dell’incidenza di avvenimenti
simili nel futuro. Con il supporto di volontari e di altre associazioni, ActionAid
fornisce acqua potabile, cibo, kit igienici, cure mediche e altri beni di prima
necessità alle famiglie, preoccupandosi dei gruppi più deboli ed emarginati della
società indiana come i Dalit, gli Adivasi, le minoranze e le comunità di
pescatori, facendo delle categorie più vulnerabili, come donne e bambini, una
priorità.

Leggi l'articolo originale su TPI.it
Mostra tutto
Exit mobile version