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Un senatore australiano ha evocato la “soluzione finale” contro gli immigrati musulmani

Il senatore Fraser Anning

Le parole del parlamentare Fraser Anning, di estrema destra, sono sembrate a molti un richiamo al piano nazista di sterminio degli ebrei: lui ha detto che non lo sapeva

Di Enrico Mingori
Pubblicato il 15 Ago. 2018 alle 18:54 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:29

In Australia un senatore di estrema destra è finito al centro delle polemiche per aver suggerito, durante un discorso sul tema dell’immigrazione, di ricorrere alla “soluzione finale del voto popolare”.

Le sue parole sono infatti sembrate a molti un esplicito richiamo al piano nazista di sterminio degli ebrei durante la Seconda Guerra mondiale, conosciuto anche, appunto, come “soluzione finale”.

Il parlamentare in questione è Fraser Anning, senatore del Queensland. La frase contestata è stata pronunciata durante il suo primo discorso al Senato.

“Se tutti i musulmani non sono terroristi, è certo che ad oggi tutti i terroristi sono musulmani. Quindi perché dovremmo volere farne entrare altri ancora?”, ha detto Anning, suggerendo un ritorno al provvedimento governativo che concedeva l’accesso ai sussidi pubblici a tutti gli immigrati solo dopo 5 anni dall’arrivo in Australia.

“La soluzione finale al problema è certamente un voto popolare, sotto forma di referendum, per l’applicazione di queste misure”, ha aggiunto il senatore.

Criticato da più parti, Anning ha rifiutato di scusarsi e ha detto di “non aver alcun rimpianto” per quanto detto, sostenendo che ignorava che l’espressione “soluzione finale”  fosse stata utilizzata dal regime nazista tedesco.

Anning è membro del partito dell’Australia di Katter, formazione di estrema destra, mentre in precedenza militava nel partito One Nation, anche questo schierato su posizioni fortemente conservatrici.

Il senatore ha anche suggerito che gli australiani potrebbero voler “tornare a una politica di immigrazione prevalentemente europea del consenso” sul modello di quella adottata nel Paese nella prima metà del Novecento, che limitava l’immigrazione extraeuropea.

Il premier australiano, Malcolm Turnbull, ha condannato il discorso di Anning. “Quelli che cercano di demonizzare i musulmani invocando i crimini compiuti da una minoranza di loro non fanno oltre che aiutare i terroristi”, ha dichiarato.

“Sono stanca di dover lottare senza sosta contro l’odio e le calunnie”, ha detto inveceAnne Aly, prima deputata musulmana eletta in Australia, esponente del Partito laburista.

Contro Anning si è schierata anche la senatrice di estrema destra Pauline Hanson, già nota per aver indossato un burqa, chiedendone il divieto.

“Non siamo in una società fondata sulla razza. Ho sempre sostenuto che per essere australiano non bisogna essere per forza bianco”, ha sottolineato.

Solo pochi giorni fa una polemica simile aveva travolto il network televisivo Sky News Australia, che ha dovuto scusarsi pubblicamente per aver intervistato Blair Cottrell, esponente di estrema destra, con precedenti penali, fan di Hitler e della linea dura sull’immigrazione.

Cottrell, ex leader del gruppo anti-immigrazione United Patriots Front, è stato invitato al programma dell’ex ministro Adam Giles per parlare proprio di immigrazione. Nel 2017 era stato condannato per incitamento all’odio contro i musulmani.

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