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Raschiamento: cosa è e quando è necessario farlo

Di Antonio Scali
Pubblicato il 29 Apr. 2019 alle 20:49

Raschiamento | Utero | Aborto | Gravidanza | Cosa è

RASCHIAMENTO UTERO – Una delle esperienze più segnanti che una donna può vivere è senz’altro quella del raschiamento, viene utilizzato in caso di aborto ma anche come strumento diagnostico e terapeutico.

Ma che cos’è il raschiamento? Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Raschiamento | Cosa è

Si tratta di un procedimento chirurgico per rimuovere attraverso una curetta, una sorta di cucchiaio tagliente, una porzione di endometrio o una massa anomala presente nell’utero. Viene eseguito in caso di patologie a livello uterino. Si tratta di una pratica dolorosa, che spesso richiede un’anestesia totale.

“Mio figlio è morto perché non c’erano medici per il raschiamento”

Il raschiamento è preceduto dalla dilatazione della cervice uterina. Dobbiamo distinguere due tipi di raschiamento: quello diagnostico che prevede il prelievo di una parte di tessuto del rivestimento dell’utero, il cosiddetto endometrio. Questa tipologia si ha in caso di sanguinamento anomalo, emorragia dopo il parto vaginale, sanguinamento nel periodo successivo alla menopausa, forti dolori mestruali.

Esiste poi quello operativo quando si ha una massa anomala sporgente nella cavità uterina. Il raschiamento, inoltre, viene effettuato alle donne che vogliono interrompere una gravidanza indesiderata. È quindi una procedura per l’aborto spontaneo.

Dopo raschiamento | Cosa succede

Ma cosa succede dopo il raschiamento? L’intervento ha una durata che va dai 10 ai 20 minuti. Dopo l’intervento è importante che la paziente resti immobile. Nelle ore successive potrebbe lamentare vomito, nausea e dolori, legati all’anestesia totale.

Dopo il raschiamento è fondamentale evitare rapporti sessuali per almeno due settimane ed utilizzare assorbenti interni. In caso di sanguinamento anomalo, febbre alta, difficoltà ad urinare, crampi, debolezza e perdite vaginali è opportuno rivolgersi subito al proprio medico di fiducia.

Importante anche ricordare che può compromettere la fecondità della donna, ma solo temporaneamente. Per chi vuole avere un figlio, si consiglia di attendere almeno tre mesi dall’operazione per tentare il concepimento.

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