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Particelle inquinanti presenti nella placenta: a dirlo è uno studio

Credit: AFP

Sono state identificate oltre 20mila nanoparticelle inquinanti per millimetro cubo

Di Nicola Simonetti
Pubblicato il 18 Set. 2019 alle 08:51

Allarme particelle inquinanti nella placenta

Uno studio rivela la presenza di particelle inquinanti nella placenta, indicando che i bambini non ancora nati sono già esposti all’anidride carbonica dei gas di scarto.

La ricerca è il primo studio a mostrare che la placenta può essere penetrata dalle particelle inalate dalle madri.

Lo studio inoltre suggerisce che le particelle potrebbero essere la causa dell’aumento di aborti, nascite premature e neonati sottopeso.

I bambini si portano dietro per tutta la vita i danni subiti dal feto. Tim Nawrot, professore alla Hasselt University in Belgio e coordinatore dello studio, ha detto: “Questo è il periodo più vulnerabile della nostra vita. Tutti gli organi si stanno sviluppando. Per proteggere le generazioni future, dobbiamo ridurre l’esposizione a tali particelle”.

Nawrot ha spiegato che è responsabilità governativa ridurre l’inquinamento atmosferico, ma che le persone dovrebbero evitare di percorrere strade troppo trafficate se possibile.

Una ricerca parallela ha concluso che l’inquinamento atmosferico potrebbe essere responsabile per i danni a ciascuna cellula del corpo umano.

Nanoparticelle sono state rinvenute nel sangue che arriva al cervello e miliardi risiedono nel cuore dei giovani che abitano in città.

Nawrot e il suo team hanno esaminato 25 placente di donne non-fumatrici della città di Hasselt, dove i livelli di inquinamento sono al di sotto del limite imposto dall’Unione Europea.

I risultati hanno identificato una media di 20mila nanoparticelle per millimetro cubo nelle placente delle madri che vivono in prossimità di strade affollate. Per quelle che vivono più lontano, la media è di 10mila per millimetro cubo.

Gli scienziati hanno anche esaminato le placente di aborti e trovato che le particelle erano presenti nei feti di sole 12 settimane. La ricerca futura analizzerà la presenza di particelle inquinanti nel sangue dei feti.

“È davvero difficile dare consigli alle persone, perché tutti dobbiamo respirare” ha detto il professor Jonathan Grigg.

“Dovremmo proteggere i feti e questo è un altro promemoria del fatto che dobbiamo abbassare i livelli di inquinamento atmosferico”.

Gli ultimi dati mostrano che l’inquinamento atmosferico provoca danni a tutto l’organismo, dal cuore e i polmoni alla bassa intelligenza.

L’inquinamento atmosferico è stato definito “un’emergenza alla salute pubblica”, e recenti analisi indicano che è responsabile per oltre 8 milioni di morti premature l’anno, nonostante questo potrebbe essere solo “la punta dell’iceberg”.

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