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    Verona, lettere della Lega al “capofamiglia” per votare Sboarina: è polemica

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 9 Giu. 2022 alle 09:32

    Inevitabili le polemiche dopo che mille lettere sono state indirizzate ai veronesi, a pochissimi giorni dal voto per le amministrative in programma il 12 giugno. Una nuova bufera per la Lega, visto che le letterine di propaganda, con l’invito a votare il candidato Sboarina, erano indirizzate direttamente al “capofamiglia”. Lo si legge chiaramente sulla busta della missiva: “Alla cortese attenzione del capofamiglia”. Non a Tizio o a Caio o genericamente alla famiglia, ma direttamente al “capofamiglia”. Termine, e soprattutto ruolo, abrogato la bellezza di 47 anni fa, nel 1975, con apposita modifica del codice civile.

    Una dicitura a dir poco passatista e retrograda, che non poteva non sollevare un polverone. La lettera, di una ventina di righe, si apre con “Cara/o veronese”. Ma è come detto l’intestazione presente sulla busta a far discutere. Una missiva che si sono visti recapitare nella buca circa mille veronesi, con l’invito al voto per Federico Sboarina, primo cittadino uscente che viene appoggiato da Lega e Fratelli d’Italia (Forza Italia ha scelto invece di schierarsi con l’ex sindaco Flavio Tosi).

    “La Lega e Sboarina ancora una volta dimostrano di essere indietro di 50 anni rispetto alla storia”, attaccano dal Pd: “Quella del ‘capofamiglia’ è una “figura che non esiste più dal 1975 con la riforma del diritto di famiglia che abroga tale termine. Ma evidentemente la Lega e Sboarina non lo sanno e preferiscono indirizzare le lettere al ‘capofamiglia’, appunto, che fino al 1975 era l’uomo, al quale venivano riconosciuti giuridicamente e socialmente autorità sugli altri membri”.

    “Sperano così – aggiunge il capogruppo dem Federico Benini – che sia il marito che detti la linea politica alla moglie, come se le donne non avessero capacità di intendere e di volere”. “Ancora una volta la Lega e Sboarina umiliano la figura della donna. Se si tratta di un errore (ma dubito) è il caso che il Sindaco uscente chieda scusa e prenda le distanze da questo modo misogino di fare politica, per il quale è stato sbeffeggiato già da mezza Italia con le nomine solo maschili nel cda di Verona Fiere”, ha concluso Benini.

    Dopo la bufera, il Carroccio si difende: ad usare quel termine, spiegano i leghisti, non siamo stati noi, ma la società che si occupa della distribuzione della propaganda. Il polverone, aggiungono, è stato sollevato da una “sinistra parolaia che ancora una volta si rifugia in questioni da “azzeccagarbugli” e scatena una polemica sul nulla, vuol dire che sa di non essere competitiva rispetto ai punti del programma che abbiamo inviato a tutte le cittadine ed i cittadini di Verona. Sollevano un ennesimo polverone a sproposito per distogliere l’attenzione”.

    “Nella lettera inviata alle cittadine ed ai cittadini di Verona in cui presentiamo la nostra squadra per le amministrative, ribadiamo i punti chiave del nostro programma; una lettera che si apre in maniera chiarissima con la locuzione “Cara Veronese, caro Veronese”. Tutto il resto si commenta da sé”, si legge nella notta leghista. E ancora: “Le polemiche della sinistra che accusa la Lega di essere retrograda per la parola “capofamiglia”, non indicata da noi ma apposta sulla busta dalla società che si occupata dalla distribuzione e che è a tutt’oggi utilizzata anche da Istat, dimostrano che sono completamente lontani dai bisogni delle persone che alla politica chiedono risposte concrete ai loro problemi e bisogni e non dispute lessicali”.

    Un caso che ha avuto anche un’eco nazionale: Monica Cirinnà, responsabile nazionale dem per i diritti, twitta che “secondo la Lega, a Verona il capofamiglia decide il voto di moglie e figli/e: manifestazione evidente dell’idea di società di Sboarina & C.”. La senatrice Valeria Fedeli aggiunge che “dopo le nomine tutte al maschile nel Cda di VeronaFiere, dalla Lega una nuova perla di vecchio sessismo e patriarcato. Il capofamiglia – aggiunge – non esiste dal 1975, sveglia! Forse a qualcuno farà sorridere, ma è preoccupante. È il segno della (sub)cultura di una destra maschilista che va contrastata”. Infine il dem Alessandro Zan su Twitter ironizza: “Alla cortese attenzione del Capofamiglia è l’intestazione delle lettere spedite dalla Lega a Verona per le elezioni comunali del 1952. Ah no, 2022”.

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