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    La Lega è per il Sì ma Borghi vota No: “L’antipolitica è un inganno per i cittadini”

    Claudio Borghi. Credit: ANSA/ANGELO CARCONI

    Il deputato leghista spiega a TPI le ragioni per cui voterà "No" al referendum sul taglio dei parlamentari in programma a settembre

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 27 Ago. 2020 alle 14:43 Aggiornato il 1 Set. 2020 alle 14:01

    “In parlamento non ho votato sulla riforma, perché ero in missione, ma se fossi stato in aula avrei votato Sì in omaggio al mandato elettorale. Da cittadino, invece, voterò No”. Claudio Borghi, deputato leghista ed ex presidente della Commissione bilancio della Camera, ha ribadito che al referendum del 20-21 settembre voterà contro il taglio dei parlamentari, anche se il segretario della Lega Matteo Salvini ha ufficializzato il sostegno del Carroccio verso la riforma. Contattato telefonicamente da TPI, Borghi spiega le ragioni della scelta.

    Per quale motivo ha deciso di votare No al referendum nonostante il Sì della Lega?
    È molto semplice, i politici sono vincolati moralmente – anche se solo fino a un certo punto, perché la Costituzione non prevede il vincolo di mandato – al programma del proprio partito. Ma questo non è disegnato al mille per mille sulle proprie preferenze, ci sono necessariamente cose che piacciono di più o che piacciono di meno. In un partito plurale come il nostro, che fa i congressi, ognuno cerca di portare avanti la propria linea, ma non sempre ci riesce. Poi il programma si sottopone ai cittadini alle elezioni, e come rappresentanti dobbiamo portare avanti quel programma. Quindi è giustissimo quello che ha fatto finora la Lega, ma ora la parola passa ai cittadini. Non si tratta di democrazia rappresentativa, ma di democrazia diretta e ogni cittadino dice quello che pensa. La mia convinzione è nota, risale a prima che facessi politica, quindi non posso essere tacciato di convenienza.

    Lei ha parlato di delegittimazione della politica.
    È un processo costante, che va avanti dal 1992 e non mi pare abbia portato a grandi risultati. Penso che l’antipolitica è uno dei peggiori inganni perpetrati ai danni dei cittadini. Far loro credere che colpendo i propri rappresentanti sarebbe andata meglio è una contraddizione interna.
    Si riferisce al Movimento Cinque Stelle?
    Certo, per loro questa parentesi è stata molto utile, perché altrimenti non avrebbero avuto modo di finire in parlamento. Ma è stato un danno per la democrazia.
    Da economista invece come giudica la riforma? Porterebbe a un risparmio rilevante?
    L’aspetto economico è del tutto irrilevante sulla questione. Io sono uno di quelli che sostengono che in periodi di crisi bisogna spendere di più. Stiamo facendo deficit di 100 miliardi in questo momento con provvedimenti a pioggia, pensare che la priorità sia risparmiare il famoso caffè al giorno sarebbe sbagliato. Dirò di più: la questione economica diventerà rilevante nel momento in cui avremo le imprese e le situazioni del territorio che faranno molta più fatica a entrare in contatto con un parlamentare.

    Quindi semmai potrebbe esserci un danno economico?
    Forse dall’esterno non si vede, ma il lavoro in parlamento si fa nelle commissioni. Quando si arriva in Aula è un teatro e a parlare è spesso una persona sola. Ma in tantissime situazioni vengono da singoli parlamentari che portano la commissione a conoscenza di fatti che altrimenti non sarebbero mai arrivati all’orecchio del legislatore. Tanti errori legislativi – che poi diventerebbero gravissimi – vengono evitati grazie al parlamentare che porta avanti le istanze del suo territorio (spesso diffuse anche nel resto d’Italia). Il parlamento è pluralità di rappresentanza, c’è un motivo se i parlamentari sono eletti su tutto il territorio nazionale. Devono portare la voce dell’Italia intera.

    Un problema di rappresentanza, quindi.
    Sì. Faccio sempre questo esempio: se nella mia squadra di calcio del cuore ho due giocatori che giocano male, sia dai tifosi sia dalla dirigenza arriva l’impulso per sostituirli a fine contratto. Invece col taglio dei parlamentari abbiamo un allenatore che propone di giocare in 9. Non è una gran soluzione. In questo momento abbiamo tutta la possibilità di informarci sui nostri eletti, sopratutto grazie a internet. Parlo ogni giorno con i miei followers su Twitter, ormai mi conoscono meglio di quanto mi conoscono miei parenti. Tagliare la rappresentanza non risolve il problema, anzi giocherai peggio.

    In un’intervista di agosto 2019 lei suggeriva di votare la riforma in parlamento e poi andare a votare subito con la vecchia legge elettorale, per avere il tempo di ridisegnare il sistema dei collegi. Se ora la riforma sarà approvata teme un allungamento dei tempi della legislatura? 
    Questo è il sogno di tanti deputati 5 Stelle alla seconda legislatura, Di Maio in primis ovviamente. Vogliono tirare avanti il più possibile, per la regola sul limite del doppio mandato e per l’azzeramento del loro consenso. Buona parte dei leader M5S si stanno comportando come chi fa esplodere la casa con se stessi dentro: sapendo che la loro esperienza è finita azzerano tutto quello che rimane. Mi sembra che buona parte del loro impegno ora sia trovare posto fuori dal parlamento a tonnellate di loro amici e compagni di scuola, con impieghi super retribuiti al di fuori del mondo parlamentare. Parlo di Di Maio e così via. Di questi risparmi non ne parla nessuno, ci si preoccupa del posto in cui loro non potranno più entrare.

    Non è la prima volta però che si tenta di ridurre il numero dei parlamentari.

    Ho sempre votato no, per fortuna. Mi viene da dire che ogni volta che si è intervenuti sulla Costituzione il risultato è sempre stato peggiore del punto di partenza. Vale un po’ per tutto, dal titolo V agli articoli sull’Unione europea: è sempre stato peggio. Se si vuol continuare ad avanti così rispetteremo il voto dei cittadini. Il risultato sembra scontato, ma questo non vuol dire che non bisogna provare a far ragionale le persone fino all’ultimo momento. Personalmente non faccio campagna elettorale, ma penso che tanti dovrebbero mettersi a pensare cosa sia meglio per loro.

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