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    Morire per la politica. Nel 2019

    Emanuele Crestini
    Di Giulio Gambino
    Pubblicato il 21 Giu. 2019 alle 16:12 Aggiornato il 21 Giu. 2019 alle 19:03

    Nel frastuono delle notizie di ieri, di oggi e di domani è passato del tutto in secondo piano un fatto che oggi evidentemente non può essere ritenuto degno dell’apertura di un sito web (non il nostro!): il sindaco di una città italiana è morto. È morto di politica. Per la politica. In nome dei suoi cittadini e dei suoi dipendenti comunali. Che ha provato a salvare fino alla fine. Si tratta di Emanuele Crestini, sindaco di Rocca di Papa (qui la storia completa).

    Se ci pensiamo per un istante, riusciamo a cogliere il senso dietro il gesto di quest’uomo. Oltre la retorica. Non c’è ricompensa per la morte, salvo una targa a vita affissa sulle pareti dell’edifico del Comune. Non c’è interesse mediatico, politico o d’altro genere nel lasciare per ultimo un palazzo comunale che va a fuoco per una fuga di gas (così come è accaduto l’11 giugno scorso).

    Crestini è l’anti-Schettino, eroe non per aver salvato qualcuno, ma per essere rimasto. E non essersi dato a gambe levate. Ci vuole coraggio, nei fatti, a restare. Valori intangibili, e non di certo rilevabili dagli istituti demoscopici, ma di cui abbiamo tremendamente bisogno per far tornare tutti quanti a credere nella politica.

    Il sindaco di Rocca di Papa, mentre l’edificio dove lavorava ogni giorno era in preda all’incendio, non si è fatto un selfie di propaganda all’arrivo dei soccorsi. E non avrebbe sorpreso veder trapelare una immagine simile sui social. Ha preferito aiutare i suoi cittadini e non lasciare soli i 16 feriti tra le fiamme.

    Solo la memoria potrà in futuro consegnare la giusta dimensione a un uomo che al di là del suo pensiero politico, di cui oggi non ci interessa nulla, ha agito nel mero interesse comune: perseguire valori che, nel 2019, sono fuori da ogni schema possibile e immaginabile; incontemplabili per un uomo che voglia definirsi politico.

    La cultura, le letture, l’esperienza vissuta e la sofferenza formano l’animale politico. Mi chiedo: quanti lo avrebbero fatto? Quanti sarebbero pronti a farlo di nuovo? Quanti Crestini conosciamo in Italia? Quanti sindaci-Crestini esistono? Si facciano avanti.

    Il gesto di quest’uomo – semplice, ingenuo, autentico – oggi trascende del tutto le parole di Salvini e di Di Maio, va oltre il chiacchiericcio da bar e dovrebbe ridimensionare il dibattito pubblico. Abbassare i toni e rivalutare il senso delle cose.

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