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    Segreti di Stato: il buco nero della direttiva Draghi sui dossier Nato

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 20 Mag. 2022 alle 10:20
    Palazzo Chigi, abbiamo un problema. Mario Draghi ha rimosso il segreto su P2 e Gladio, ma si è scordato il meglio: far trasparenza sulle carte conservate nei cassetti e negli scatoloni della Nato ancora inviolabili anche per tutte le altre pagine oscure della storia della Repubblica, a partire da Ustica e caso Moro. E resteranno tali, se qualcosa non cambia, nonostante l’ultima direttiva del governo, la terza sulla declassificazione degli atti top secret dopo quelle varate in precedenza da Prodi e Renzi.
    «C’è un problema ricorrente che riguarda la documentazione conservata alla Farnesina e relativa alle diplomazie estere», ha detto lo storico Aldo Giannuli già consulente della commissione Stragi e di innumerevoli autorità giudiziarie sentito al Senato dalla commissione Affari costituzionali che ha poi aggiunto: «E c’è un problema nel problema, ossia le carte Nato: presso ogni amministrazione sensibile del nostro Paese c’è un ufficio sicurezza Patto Atlantico dove non solo non si può chiedere alcuna documentazione, ma non vi si può nemmeno accedere: lì è tutto secretato essendo riferito a un organismo sovranazionale che non è sottoposto a legislazione italiana. Se per esempio quarant’anni fa un dirigente del servizio affari riservati ha messo, magari per sbaglio, una carta in quell’ufficio, non lo sapremo mai».
    Con buona pace delle tre direttive, che peraltro hanno desecretato poco e male a sentire le associazioni dei familiari delle vittime della strage di Bologna o di Ustica: i documenti versati finora nell’Archivio centrale dagli enti dello Stato, a partire dai servizi segreti, sono ancora esigui e quelli consultabili ancora pieni di omissis o pecettature. Gli X files degli archivi Nato invece sono proprio tabù.
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