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    Ventenne ucciso a Genova, Salvini: “Da padre e ministro sono vicino al poliziotto indagato”

    Matteo Salvini

    Jefferson Tomalà è stato ucciso domenica scorsa da un poliziotto intervenuto per difendere un collega, colpito dalle coltellate del ragazzo e in pericolo di vita

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 12 Giu. 2018 alle 14:04 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:15

    Il ministro dell’Interno Matteo Salvini è intervenuto sulla vicenda di Jefferson Tomalà, ventenne originario dell’Ecuador ucciso domenica scorsa a Genova da un poliziotto intervenuto per difendere un collega colpito dalle coltellate del ragazzo.

    Salvini ha scritto su Twitter: “Non solo da ministro, ma da cittadino italiano e da papà sarò vicino in ogni modo possibile a questo poliziotto che ha fatto solo il suo dovere salvando la vita a un collega. #IoStoconChiCiDifende”

    Sulla vicenda è intervenuto anche il capo della polizia Franco Gabrielli, con parole diverse da quelle di Salvini: solidarietà al poliziotto, indagato dalla procura come atto dovuto, ma anche dolore per la morte del giovane.

    “Queste vicende lasciano sempre amarezza – ha detto Gabrielli – anche quando muore una persona che delinque e che si è posta in condizione di offesa nei nostri confronti. Non è mai una cosa positiva e mi fa piacere che ne ha contezza anche il collega perché mai noi dobbiamo perdere quel profilo di umanità che alla fin fine contraddistingue in positivo la nostra attività”.

    Il capo della polizia ha anche annunciato che presto i poliziotti potranno disporre delle pistole elettriche (i taser): “In questo modo potranno agire in ulteriori condizioni di sicurezza e potranno non arrecare danno eccessivo alle persone in certi interventi”.

    La morte di Jefferson Tomalà

    Domenica 10 giugno, nel pomeriggio, la madre di Jefferson ha chiamato la polizia perché il figlio aveva perso il controllo e, brandendo un coltello, minacciava di suicidarsi. La sera prima il ragazzo aveva avuto un litigio con la moglie e madre della loro bambina di due mesi, che se ne era andata via di casa.

    Al loro arrivo sul posto, i due agenti sono stati aggrediti dal ragazzo, che ha colpito il più giovane dei due con un coltello. A quel punto i poliziotti hanno spruzzato dello spray urticante contro il volto di Jefferson, la cui furia però non si è placata.

    Tomalà ha infatti colpito con almeno cinque coltellate l’agente più anziano. A quel punto il suo collega ha tirato fuori la pistola e ha sparato, uccidendo il ragazzo e colpendo di striscio l’altro poliziotto.

    L’iscrizione dell’agente nel registro degli indagati, come detto, è considerato dalla procura un atto dovuto. Gli inquirenti ritengono infatti che il poliziotto non potesse agire diversamente, in quanto l’atto posto in essere da Tomalà era idoneo a uccidere il collega.

    Oggi pomeriggio ci sarà una fiaccolata degli amici di Jefferson per ricordare il ragazzo. La moglie di Tomalà, sui social, ha accusato i poliziotti chiedendo giustizia: “Volete la verità: mio marito aveva litigato con me e un po’ con i fratelli. Ma era calmo. I poliziotti ne hanno approfittato e gli hanno tirato peperoncino negli occhi e lo hanno provocato. Loro hanno tolto la vita a mio marito, padre di mia figlia di due mesi. Voglio giustizia perché mio marito non era un delinquente, lavorava per me e per mia figlia e aveva un futuro con me”.

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