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    Salvini prende in giro gli italiani: tutte le bugie per andare al voto

    Il leader della Lega Matteo Salvini durante il suo intervento al Senato il 13 agosto 2019. Credit: Filippo MONTEFORTE / AFP

    Dal taglio dei parlamentari alla legge di Bilancio: cosa non torna nelle dichiarazioni del leader leghista

    Di Charlotte Matteini
    Pubblicato il 14 Ago. 2019 alle 12:56 Aggiornato il 14 Ago. 2019 alle 14:29

    Salvini e la crisi di governo: tutte le bugie per andare al voto

    Matteo Salvini era assolutamente convinto che la sua strategia agostana avrebbe funzionato alla perfezione. Il ministro dell’Interno una mattina si è svegliato e, nonostante solamente la sera prima avesse per l’ennesima volta ribadito che il governo sarebbe andato avanti nonostante i dissidi sulla Tav e altri innumerevoli temi, ha cercato di decretare la fine dell’esecutivo Conte via social (senza però mai accennare a eventuali dimissioni dei ministri leghisti, lui compreso). Nel giro di una manciata di ore, da alleato di governo si è trasformato nel peggior nemico del Movimento 5 Stelle. Una giravolta per nulla imprevista, da mesi opinionisti e politologi erano certi che la caduta del governo sarebbe arrivata entro la fine dell’anno, certo però nessuno avrebbe mai previsto una bagarre del genere in pieno agosto, con il parlamento già in ferie.

    Salvini e la crisi di governo: il piano non ha funzionato

    Qualcosa però nella strategia salviniana non ha funzionato, il leader del Carroccio non aveva tenuto conto dell’ircocervo Ursula, la grande coalizione Pd-M5S-Leu, Misto e Forza Italia pronta a votare la fiducia per mettere al sicuro i conti pubblici ed evitare la disastrosa ipotesi dell’esercizio provvisorio. Forte delle bordate incrociate tra Di Maio e i dem, Salvini era certo che il Pd mai avrebbe offerto un soccorso agli storici avversari. E invece così non è andata. Ai 5 Stelle è immediatamente pervenuta un’offerta di soccorso proprio dal vituperato nemico Matteo Renzi, un’offerta che ha letteralmente sparigliato le carte in quanto comprendente anche il voto favorevole alla riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari tanto cara al Movimento 5 Stelle. Matteo Salvini non ha nemmeno tenuto conto di un altro dettaglio: certo che Berlusconi sarebbe capitolato ai suoi piedi, il segretario del Carroccio ha proposto una lista unica di centrodestra con seggi assicurati per una serie di parlamentari forzisti. Offerta per nulla “succulenta” che, per fortuna, Silvio Berlusconi ha respinto al mittente.

    Messo all’angolo dagli eventi, il ministro dell’Interno ha deciso allora di presentarsi in Senato in un caldo pomeriggio d’agosto per tentare il tutto per tutto e cercare di convincere gli ex alleati a calendarizzare per il 14 agosto la mozione di sfiducia a Giuseppe Conte e chiedere il voto anticipato. “Raccolgo l’invito di Di Maio: la Lega voterà per anticipare il voto sul taglio dei parlamentari, 345 in meno la settimana prossima, e poi si va immediatamente a votare. Affare fatto, noi ci siamo”, ha detto Salvini in Aula rivolgendosi ai grillini.

    Salvini e il taglio dei parlamentari

    Nel corso dell’intervento, Matteo Salvini ha inanellato una serie di grottesche bugie e mezze verità nel tentativo di convincere gli ex alleati ma soprattutto l’opinione pubblica della bontà della sua proposta: “Votiamo il taglio dei parlamentari e andiamo subito al voto”, ha incessantemente ripetuto durante il corso del suo intervento. Nulla di più falso e il ministro dell’Interno lo sa bene: votando la riforma costituzionale voluta dal Movimento 5 Stelle il voto verrebbe rinviato di qualche mese sia perché potrebbe essere richiesto un referendum confermativo da un quinto dei membri di una Camera o da 500mila elettori entro tre mesi sia perché sarebbe necessario ridisegnare i collegi elettorali in caso di approvazione della riforma per poter andare al voto.

    “Anche con il taglio dei parlamentari si può votare entro ottobre con la legge attuale: non c’è nessun problema, lo dice l’articolo 4 della riforma stessa. Il taglio entra in vigore nella legislatura successiva”, è la replica di Salvini a chi fa notare l’incongruenza. In sostanza, secondo il leader del Carroccio, il Movimento 5 Stelle dovrebbe cedere alla richiesta dell’ex alleato per vedere la propria riforma sì approvata, ma impossibilitata a entrare in vigore fino alla successiva legislatura e andare quindi al voto con la stessa composizione parlamentare e la stessa legge elettorale di oggi. Un’offerta decisamente allettante, non c’è che dire. Chiamarla presa in giro sarebbe perfino troppo gentile.

    Salvini e la legge di Bilancio

    La sfiducia a Conte e le elezioni anticipate in cambio dell’approvazione della riforma costituzionale tanto cara ai grillini e vituperata dalla Lega fino al giorno prima è la condizione di Salvini, quindi. Non una parola, poi, sugli effetti di un voto a ottobre e sul certo slittamento dell’approvazione della legge di Bilancio che potrebbe portare a un disastroso esercizio controllato e, di conseguenza, in assenza di contromisure volte a disinnescare le clausole di salvaguardia, al regressivo aumento dell’Iva. Un po’ strano che lo scenario non preoccupi proprio chi da mesi si erge a paladino dei cittadini italiani e salvatore dell’economia dello Stivale. L’unico accenno alle clausole di salvaguardia che potrebbero deflagrare a breve? Una balla: in Aula Salvini ha dichiarato che sarebbero un’invenzione della sinistra, dimenticandosi che a introdurle fu l’ex alleato Berlusconi durante la crisi del 2011 (meccanismo modificato l’anno successivo da Monti, ndr).

    Nonostante l’offerta inattesa, il Movimento 5 Stelle non ha ceduto alle pressioni e ha bocciato la richiesta di Salvini, calendarizzando la mozione di sfiducia a Conte per il 20 agosto. Una nuova maggioranza si è intanto delineata in parlamento, con Pd, M5S, Leu e Misto uniti contro la Lega. Una maggioranza che, qualora dovesse essere trovato un accordo trasversale, potrebbe evitare la sfiducia al premier Conte e costringere Salvini a dimettersi e tornare all’opposizione.

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