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    Italia Morta Riad: l’imbarazzo di Renzi a spasso per il mondo in piena pandemia dopo aver fatto cadere il Governo

    Illustrazione di Emanuele Fucecchi
    Di Luca Telese
    Pubblicato il 27 Gen. 2021 alle 11:40 Aggiornato il 27 Gen. 2021 alle 13:06

    Da Italia viva a Italia Riad. In America gli ex presidenti fanno conferenze a pagamento e giocano molto a golf. Ma non è un caso che lo facciano dopo la fine del loro mandato (dedicarsi alle conferenze, non al golf) perché è evidente a tutti, soprattutto ai custodi della democrazia e alla stampa americana, che nell’impegno retribuito per un leader c’è un potenziale conflitto di interessi, grande come una casa.

    Un principio così semplice, evidentemente, non è chiaro a Matteo Renzi, che non è certo un “ex” – ma come è noto un senatore in carica, che opera in una commissione del Senato come tutti gli altri, che incide sul percorso legislativo – e che è un leader di partito influente (come stiamo vedendo) addirittura sulle sorti di un governo.

    Un rappresentante che deve avere indipendenza di giudizio non può essere retribuito, direttamente o indirettamente, da istituzioni legate a Stati stranieri. E persino sulle relazioni non retribuite è obbligato a fare chiarezza su tutto quello che guadagna e come lo fa. In nessun paese del mondo un leader o un eletto possono avere potenziali conflitti di interessi, e lo sa bene Gerhard Schröder, che in Germania fu allontanato bruscamente da qualsiasi ruolo (anche solo onorifico) nella Spd, e che vide il suo ex partito prendere clamorosamente le distanze da lui, quando iniziò ad entrare in relazioni professionali con il colosso del gas russo Gazprom.

    Schröder era tuttavia un ex cancelliere, ma in quel momento era nei fatti solo un privato cittadino. Renzi, proprio in queste ore, è ancora un leader influente. Uno che – addirittura – prova a decidere il destino di un governo. Tuttavia, dopo lo scoop di Emiliano Fittipaldi sul Domani, che ha rivelato la presenza di Renzi a Riad proprio nelle ore della crisi, si è entrati nel teatro dell’assurdo, e si è superata qualsiasi barriera di buonsenso.

    Gli uffici stampa di Italia viva nelle ultime ore cercano affannosamente di circoscrivere e smentire, con dei veri e propri capolavori dialettici, non la notizia del volo in Arabia Saudita (che ormai è indubbia e non contestata da nessuno) ma il dettaglio sull’entità del compenso percepito (50mila euro) riportata dal giornale diretto da Stefano Feltri.

    Il quotidiano invece rilancia, spiegando che Renzi è un membro consultivo dello FII Institute, un organismo controllato dalla famiglia reale: “Per sedere nel board – scrive il Domani precisando il dettaglio – viene pagato fino a 80mila dollari l’anno”. La fonte del Domani non è qualche malelingua, ma – come spiega Fittipaldi – lo stesso leader di Italia viva.

    Ed ecco quindi la nota integrale dell’ufficio stampa, scritta, come si può notare, in punta di penna: “A differenza di ciò che scrive il quotidiano ‘Domani’, Matteo Renzi non era a Riad ‘per una conferenza da 50 mila euro’, ma per un evento internazionale cui partecipano da anni molti esponenti del mondo della finanza, dell’innovazione, della politica mondiale, organizzato dal Fondo Pif”.

    Era a Riad, non per una conferenza, dice l’ufficio stampa: ma per un “convegno internazionale” organizzato dall’istituto con cui collabora. Di fatto, facendo attenzione alle formule, si tratta una rettifica formale. Che forse è ancora più incredibile: Renzi era a Riad per un rapporto più duraturo che supera il singolo evento, dunque, un impegno annuale – legato a più eventi – che deriva dalla sua partecipazione al board che è diretta emanazione della famiglia saudita.

    Ma intanto si conferma che ci fosse. Si capisce l’imbarazzo, anche se questo dettaglio è del tutto irrilevante, dal momento che Renzi ha dichiarato di aver guadagnato un milione di euro nello scorso anno – ha l’obbligo di rendicontare il suo reddito al Senato – ed è evidente che questi guadagni gli arrivano dalla sua attività di conferenziere retribuito.

    Tuttavia, prima ancora di entrare nel tema degli emolumenti, il punto più grave secondo me è questo: mentre il Parlamento avrebbe dovuto discutere del decreto ristori, proprio per effetto delle scelte politiche di Renzi veniva inchiodato a discutere della crisi. E mentre discuteva della crisi, e non dei ristori, per effetto delle scelte politiche di Renzi, l’interessato non c’era perché era ad una conferenza a Riad.

    Convocato per le consultazioni, il leader di Italia viva era costretto a rientrare precipitosamente con un volo, come uno che viene sottratto ad un impegno importante. Ma Matteo Renzi è un senatore della Repubblica pagato dallo Stato italiano per sedere in un emiciclo e rappresentare il suo territorio, non un conferenziere che incidentalmente ha un ruolo onorifico in una delle due Camere dello Stato.

    Matteo Renzi inchioda il Parlamento per la crisi, ma lui non c’è. Infine una considerazione politica necessaria – trattandosi di un politico – sul ruolo dell’Arabia Saudita. Un regime sanguinario, misogino, feroce con gli oppositori e confessionale, in cui nessun diritto umano viene rispettato.

    Lo sanno bene due leader di statura internazionale, attenti ai temi civili, che hanno rifiutato prebende e proposte di collaborazione da parte dall’Arabia Saudita e delle sue istituzioni: questi personaggi, attenti ai diritti umani, si chiamano Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. Poi ce n’é un altro, di statura diversa, che – evidentemente meno preoccupato del tema dei diritti – ha accettato.

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