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    La legge non è uguale per tutti: quei parlamentari che sfuggono alla Giustizia

    Illustrazione di Emanuele Fucecchi

    Dagli insulti sui social ai reati di mafia, i parlamentari ne combinano di tutti i colori. E quando i magistrati presentano il conto invocano lo scudo dell’insindacabilità. L’inchiesta sul quarto numero del settimanale TPI - The Post Internazionale, in edicola dall’8 ottobre

    Di Duccio Petroni
    Pubblicato il 11 Ott. 2021 alle 07:00

    In Italia c’è giustizia e giustizia. E i pesi e le misure cambiano molto quando a finire nei guai con la legge sono onorevoli e senatori. L’articolo 68 della Costituzione prevede che “i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”. Questa norma era nata per tutelare le prerogative parlamentari ma, negli anni, è diventata il paravento dietro cui i rappresentanti del popolo si nascondono sempre più frequentemente quando sul banco degli imputati ci finiscono loro.

    È il caso, ad esempio, forzista Maurizio Gasparri, presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità di Palazzo Madama, l’organo che insieme alla Giunta per le autorizzazioni della Camera è chiamato a pronunciarsi sulle richieste della magistratura a carico dei parlamentari finiti sotto inchiesta. Per due volte nel corso di questa legislatura, Gasparri è finito nel mirino delle toghe ma in entrambi i casi se l’è cavata. Ma gli esempi in Parlamento abbondano…
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