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    Milano, processo Expo: il sindaco Giuseppe Sala è stato condannato a sei mesi per falso

    processo expo sala

    La pena è stata convertita in una multa da 45mila euro

    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 5 Lug. 2019 alle 13:21 Aggiornato il 15 Lug. 2019 alle 21:51

    processo expo sala condanna reclusione – Oggi è stato il giorno del verdetto. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è stato condannato a sei mesi di reclusione, convertiti in un pena pecuniaria da 45mila euro, dai giudici della decima sezione penale. Si tratta di una sentenza di primo grado.

    Sala era imputato per falso materiale e ideologico per la presunta retrodatazione di due verbali con cui, nel maggio del 2012, sono stati sostituiti due componenti della commissione di gara per l’assegnazione del maxi appalto per la Piastra dei servizi, l’infrastruttura in cui sorse l’intera struttura dell’Esposizione universale nel 2015.  La procura generale di Milano aveva chiesto per il primo cittadino la condanna a un anno e un mese.

    “Questa sentenza non produrrà effetti sulla mia capacita di essere sindaco di Milano”, sono state le prime parole di commento del primo cittadino. “Assicuro i milanesi che resterò a fare il sindaco per i due anni che restano del mio mandato. Di guardare avanti ora non me la sento”.

    “Una sentenza del genere, dopo sette anni, per un vizio di forma, allontanerà tanta gente per bene dall’occuparsi dalla cosa pubblica. I sentimenti che ho sono negativi qui e stato processato il lavoro e io ne ho fatto tanto”, ha concluso il sindaco uscendo dal tribunale.

    processo expo sala condanna reclusione | La ricostruzione del caso. Secondo l’accusa, la decisione di cambiare la data all’atto del bando era stata presa quando i vertici dell’Expo avevano scorto una potenziale incompatibilità di due membri della commissione, riunitasi il 18 maggio 2012, che doveva assegnare i lavori, poi vinti dalla ditta Mantovani con grande ribasso.

    Sala, che ricopriva l’incarico di ad di Expo, avrebbe scritto due atti che annullavano i precedenti aggiungendo due commissari supplenti, che avrebbero preso il posto dei due membri di commissione incompatibili.

    I documenti erano stato firmati il 31 maggio 2012, ma la data riportata sulle carte era del 17 maggio. Secondo la procura, Sala sapeva di avere retrodatato i due verbali della commissione di gara per l’appalto sulla Piastra dei Servizi e il “movente” era il “rischio” che non si realizzasse l’Expo.

    La difesa del sindaco ha sempre escluso la prova della consapevolezza: “Quando il sindaco Sala dice di non aver mai avuto consapevolezza della retrodatazione è credibilissimo e nessuno, tra funzionari e avvocati, può dire di averlo avvisato, e questo è un dato certo che viene ignorato”.

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