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    Con il Pnrr parte l’infornata di dirigenti e stipendi al rialzo nei ministeri

    Di Stefano Iannaccone
    Pubblicato il 30 Dic. 2021 alle 13:06 Aggiornato il 30 Dic. 2021 alle 13:16

    Dalla creazione di nuove figure dirigenziali all’aumento degli stipendi dei dipendenti. Il decreto Recovery plan, approvato nei giorni scorsi alla Camera, è stato un piatto ricco per i ministeri, che hanno infilato una serie di misure ad hoc. Il Mef ha fatto incetta di risorse da destinare alla Ragioneria generale dello Stato, oggi affidata a Biagio Mazzotta. Il provvedimento prevede, tra le altre cose, l’istituzione di figure dirigenziali di rilievo per una spesa complessiva di 598mila euro l’anno. E non solo: sempre al dicastero guidato da Daniele Franco è stata ideata l’istituzione di una specifica unità di missione, ancora una volta presso la Ragioneria, per monitorare la spesa.

    L’esborso? Un tetto massimo di 571mila euro da suddividere tra dirigenti e personale necessario al completamento del team. Un paradosso quello dell’aumento dei costi per fare spending review. Per non essere da meno, anche al ministero del Lavoro hanno pensato di allargare i cordoni della borsa: dal decreto arrivano risorse per reclutare nuovo personale negli uffici di diretta collaborazione (le figure convocate direttamente dal ministro). Lo stanziamento totale, per il triennio 2022-2024, ammonta a oltre 500mila euro. Finita qui? Nient’affatto. Al ministero dell’Università hanno colto la palla al balzo per aumentare i fondi a disposizione del pagamento dei dipendenti. Nello specifico, dall’anno prossimo, sono previsti 950mila euro aggiuntivi per la «retribuzione della posizione e di risultato del personale dirigenziale di prima e seconda fascia».
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