Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Politica
  • Home » Politica

    Pnrr, il governo affida i fondi per l’aerospazio all’Agenzia spaziale europea (e non a quella italiana) regalandole anche 80 milioni di euro

    Vittorio Colao. Credit: Ansa

    Così i soldi del Recovery italiano destinati all'aerospazio (1,3 miliardi di euro) sono a rischio. Dalla rubrica "Top secret" sul nuovo numero del nostro settimanale, in edicola dal 17 dicembre

    Di Laura Maragnani
    Pubblicato il 18 Dic. 2021 alle 08:00

    «Ci sfugge quale possa essere l’interesse nazionale». I sindacati, compatti, hanno scritto a Mario Draghi e a Vittorio Colao per contestare la scelta di affidare quasi l’intera gestione dei fondi Pnrr destinati all’aerospazio, 1,3 miliardi, non a un ente italiano ma all’Esa, l’Agenzia spaziale europea. E neppure gratis: il 7 per cento del finanziamento, circa 80 milioni, verrà infatti devoluto all’Esa «per sostenere i suoi costi interni». In pratica, faremo gestire da altri i soldi destinati alla ripresa nazionale, lasciandogli pure la mancia. Ha senso? La scelta del governo, che molti vedono come un favore ai francesi (la cooperazione in campo aerospaziale è prevista dal Trattato Italia-Francia), è di certo una bocciatura senz’appello dell’Asi, l’Agenzia spaziale italiana su cui regnava il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Bruno Tabacci, che in agosto ha lasciato la delega perché in conflitto d’interessi dopo l’assunzione del figlio in Leonardo.

    Ma i sindacati ora evidenziano altri punti deboli: dalla tortuosità dell’operazione (per operare in alcuni settori strategici per la sicurezza nazionale «l’Esa dovrà comunque fare ricorso all’Asi e ad altre istituzioni italiane») alle ricadute sull’occupazione (l’Esa assumerà personale, con stipendi doppi di quelli italiani, «senza garanzia che tale personale sia italiano»). A rischio, infine, è l’affidamento dei contratti. Le procedure Esa sono difformi sia dal nostro codice degli appalti sia da quelle Ue. E un possibile parere negativo della Commissione ci taglierebbe i fondi.
    Continua a leggere sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version