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    Pd, accordo Letta-Zingaretti: “Sì al Congresso ma non sul leader. E avanti col M5S”

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 11 Mar. 2021 alle 11:42 Aggiornato il 11 Mar. 2021 alle 15:30

    Pd, accordo Letta-Zingaretti: “Sì al Congresso ma non sul leader. E avanti col M5S”

    L’ex premier Enrico Letta si è dato 48 ore di tempo per decidere se accettare la proposta che le correnti di maggioranza del Pd gli hanno offerto: assumere l’incarico al vertice della segreteria al posto del dimissionario Zingaretti per guidare il partito, alle prese con una complicata maggioranza di governo, polemiche interne e le amministrative in programma a settembre.

    Due giorni di tempo, ma Enrico Letta avrebbe già deciso. Secondo alcuni retroscena ci sarebbe stato un lungo colloquio tra l’ex primo ministro e Nicola Zingaretti, un passaggio di testimone in cui i due hanno verificato la sintonia su una linea comune: l’alleanza con il M5S nella partita elettorale autunnale e la candidatura dell’ex ministro Roberto Gualtieri a Roma, unica città in cui le due ex forze di maggioranza non correrebbero insieme.

    Poi, il Congresso a inizio 2022: anche per Enrico Letta dovrà essere un momento in cui discutere su temi e linee politiche, senza eleggere un nuovo segretario ai gazebo, come chiedono gli ex renziani e la corrente guidata da Matteo Orfini. Base riformista e la corrente dei “Giovani Turchi” vorrebbero eleggere una figura diversa da Letta prima delle elezioni politiche del 2023, prima che la compilazione delle liste elettorali riduca la loro presenza in Parlamento.

    Ma le 48 ore di tempo annunciate ieri su Twitter da Letta sarebbero servite a far venire fuori le opposizione interne e chiarire che la condizione per accettare l’incarico è quella di un Pd unito, di ricoprire il ruolo di “leader autorevole” e non di traghettatore. La necessità di avere un segretario a lungo termine è infatti il motivo che ha spinto Andrea Orlando e Dario Franceschini a guardare a Parigi.

    Intanto il candidato favorito da Base riformista a ruolo di segretario, Stefano Bonaccini, si sarebbe già ritirato dalla corsa, nonostante molti sperassero che una sua nomina arrivasse già all’Assemblea nazionale di domenica. Per Bonaccini con Letta segretario si può “aprire una fase costituente del partito”.

    Terzo punto su cui i due leader sarebbero d’accordo è quello di eleggere una vice-segretaria donna, tema caldissimo che ha scosso il partito a partire dalla formazione del governo Draghi. Per questo ruolo circola il nome di Debora Serracchiani, o di un’altra figura come Roberta Pinotti. È prevista per stasera la riunione del coordinamento donna, ma la ex presidente del Friuli Venezia-Giulia ha già annunciato che il futuro segretario dovrà considerare la questione femminile come tema “drammaticamente rilevante” anche a causa della pandemia.

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