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    “Da oggi in Italia siamo tutti più liberi”: le parole di Marco Cappato dopo la storica sentenza della Consulta

    Di Madi Ferrucci
    Pubblicato il 25 Set. 2019 alle 20:53 Aggiornato il 27 Set. 2019 alle 21:39

    “Da oggi in Italia siamo tutti più liberi”: le parole di Marco Cappato dopo la storica sentenza

    “Da oggi in Italia siamo tutti più liberi, anche quelli che non sono d’accordo. Ho aiutato Fabiano perché ho considerato un mio dovere farlo. La Corte costituzionale ha chiarito che era anche un suo diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci. È una vittoria di Fabo e della disobbedienza civile, ottenuta mentre la politica ufficiale girava la testa dall’altra parte. Ora è necessaria una legge”, Marco Cappato commenta con un tweet la storica sentenza della Corte Costituzionale sulla questione della legittimità dell’articolo 580 del codice penale, che punisce l’istigazione e l’aiuto al suicidio.

    I giudici costituzionali oggi 25 settembre hanno infatti stabilito che “l’aiuto al suicidio non è sempre punibile” ai sensi dell’articolo 580 del codice penale.

    Marco Cappato è finito sotto processo per  essersi autodenunciato dopo aver aiutato dj Fabo, Fabiano Antonioni, a raggiungere la Svizzera, dove nel 2017 si era sottoposto al suicidio assistito. Antonioni era rimasto cieco e tetraplegico in seguito a un grave incidente in auto nel 2014 e dopo anni di sofferenze aveva deciso di non andare avanti con le cure.

    Il processo a Cappato è iniziato l’8 novembre 2017 davanti la Corte d’assise di Milano. Il 14 febbraio 2018 la Corte di Assise, aveva assolto per la parte di istigazione al suicidio Marco Cappato, perché il fatto non sussiste, mentre aveva sospeso il giudizio per la parte relativa all’aiuto al suicidio, in attesa del responso della Consulta.

    Il Presidente della Corte di Assise di Milano aveva infatti rinviato alla Corte costituzionale il giudizio sulla costituzionalità della norma. Il 24 ottobre la Corte si era poi pronunciata rinviando a sua volta al 24 settembre 2019 il giudizio e dando così al parlamento una anno di tempo per legiferare in merito in modo da non lasciare “un voto normativo”.

    Il Parlamento non si è pronunciato ma la risposta della Consulta è arrivata comunque dando ragione a Cappato. La Corte, inoltre, ha ribadito che è “indispensabile l’intervento del legislatore” sul fine vita.

    “La Corte costituzionale apre la strada finalmente a una buona normativa per garantire a tutti il diritto di essere liberi fino alla fine, anche per chi non è attaccato a una macchina ma è affetto da patologie irreversibili e sofferenze insopportabili, come previsto dalla nostra proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale depositata alla Camera dei Deputati nel 2013. Mi auguro che finalmente il Parlamento si faccia vivo. Noi andremo avanti, e invitiamo a unire le forze laiche e liberali in occasione del Congresso dell’Associazione Luca Coscioni dal 3 al 6 ottobre a Bari”, ha osservato l’avvocato Filomena Gallo, Segretario Associazione Luca Coscioni e coordinatore del collegio di difesa di Marco Cappato.

    Cappato, la sentenza della Consulta: “Aiuto a suicidio non sempre punibile”
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