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    Nordio: “Ok al test antidroga per i politici, ma se mi vietano l’acol mi dimetto”

    Carlo Nordio, ministro della Giustizia. Credit: AGF
    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 29 Mar. 2024 alle 13:34

    Il ministro della Giustizia Carlo Nordio difende la norma che introduce test psicoattitudinali per i nuovi magistrati e – rispondendo a una provocazione lanciata da Nicola Gratteri, procuratore di Napoli – si dice pronto a sottoporsi al test antidroga ma non a quello per l’alcol.

    “Quello antidroga sono pronto a farlo anche domani. Ma sull’alcol andiamoci piano”, risponde Nordio in un’intervista al Corriere della Sera. “Una cosa – puntualizza l’ex procuratore aggiunto di Venezia – è guidare ubriachi, una cosa è concederci uno spritz. Vengo dalla terra del prosecco. Mi fosse vietato potrei dimettermi: Churchill salvò l’Europa pasteggiando a champagne e con brandy come dopocena”.

    Il ministro replica così a una proposta lanciata da Gratteri, contrario ai test psicoattitudinali per le toghe: “Se vogliamo farli,  dovrebbero essere fatti sui magistrati ma anche per tutti i settori apicali della Pubblica amministrazione, per chi ha responsabilità di governo e per chi si occupa della gestione della cosa pubblica”, ha dichiarato il procuratore di Napoli. “Dovremmo fare anche narcotest e alcol test, poiché chi è sotto l’effetto di droghe e alcol può fare ragionamenti alterati e può essere sotto ricatto”.

    “Nel 2021 – ricorda Nordio – Giorgia Meloni ha sottoposto tutti i suoi parlamentari al test antidroga, auspicandone l’estensione ai colleghi”. Quanto ai test psicoattitudinali, il ministro della Giustizia li motiva così: “Credo che tutti i magistrati abbiano assistito ad atteggiamenti quantomeno eccentrici di qualche collega. Molti casi sono finiti al Csm, e potrei rievocarli, sia pure con il dolore di un ex magistrato. Altri sono stati coperti da verecondo riserbo”.

    L’obiettivo dei test, sottolinea Nordio, non è “rivelare patologie specifiche, ma l’attitudine a certe funzioni. È obbligatorio per il porto d’armi che ai magistrati è concesso per legge: sarebbe assurdo non vi fossero sottoposti”.

    Inoltre, rimarca ancora il ministro, il fatto “che la procedura si affidata al Csm dimostra il nostro rispetto verso l’indipendenza di questo organismo e della magistratura in generale”.

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