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    Nomine, si stringe: ecco chi è in pole per i vertici di Ferrovie, Cdp e Rai. In Viale Mazzini partiti spingono per la soluzione interna ma Draghi vuole un nome nuovo

    Il premier Mario Draghi. Credit: ANSA
    Di Marco Antonellis
    Pubblicato il 19 Mag. 2021 alle 11:38

    I cacciatori di teste ingaggiati dal Mef (Ministero dell’Economia, ndr) stanno completando in queste ore la short list per le Ferrovie, poi si passerà a Cdp (Cassa Depositi e Prestiti, ndr). E anche quella riguardante la Rai è pronta.

    In Ferrovie tutto è incentrato sulla ricerca dell’amministratore delegato e, come anticipato da TPI, gira forte il nome di Paolo Scaroni, ex ad di Eni, ora vice president di Banca Rotshild, nonché amico storico di Mario Draghi. Nelle ultime ore si parla anche di Donato Iacovone, ex gran capo di Ernst&Young Italia e ora di Webuilt/Impregilo.

    Su Cassa Depositi e Prestiti restano forti sia la candidatura di Dario Scannapieco sia la resilienza di Fabrizio Palermo (Conte e Di Maio stanno spingendo per la riconferma). Nelle ultime ore si è cominciato anche a parlare del possibile arrivo di una donna al vertice di Cdp (i cacciatori di teste sono già stati allertati in tal senso).

    Il borsino della candidature in Rai segna forte per la carica di amministratore delegato il nome dell’interno Marcello Ciannamea (con Del Brocco in risalita), anche se una parte del mondo finanziario milanese sta spingendo per l’ex Raffaele Agrusti (anche ex Generali).

    Tra le possibili scelte esterne restano in pista Elisabetta Ripa, Laura Cioli e una new entry: Alessandra Perrazzelli, vice-direttore generale di Banca d’Italia e molto stimata da tutto l’asse Cinque Stelle-Pd.

    Per la poltrona di presidente la lotta è tra la giannilettiana Simona Agnes e l’economista di sinistra Stefania Bria, anche se resta molto forte la candidatura di Mauro Masi.

    Questi i nomi che rimbalzano tra cacciatori di teste, Mef e partiti. La sintesi, però, spetterà personalmente al presidente Draghi e potremmo vederne delle belle. Perché, se i partiti prediligono la soluzione interna (e la prediligono anche i tanti produttori di contenuti che vivono sulle spalle del mondo Rai), dalle parti della presidenza del Consiglio vogliono esattamente l’opposto: un nome nuovo.

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