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    Noi camionisti italiani contro Draghi: “Altro che bis, questo governo deve andare a casa”

    Credit: ANSA/LUCA ZENNARO
    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 20 Lug. 2022 alle 19:19 Aggiornato il 22 Lug. 2022 alle 14:05

    Noi camionisti italiani contro Draghi: “Altro che bis, questo governo deve andare a casa”

    “Il governo e i suoi ministri hanno fatto acqua da tutte le parti, devono andare a casa”. A dirlo a TPI è Giuseppe Richichi, presidente dell’Associazione Imprese Autotrasporatori Siciliani, incredulo di fronte all’appello indirizzato a Mario Draghi dalle principali sigle nazionali dell’autotrasporto che, insieme a diverse associazioni del settore marittimo e della logistica, hanno pubblicato sui quotidiani italiani una lettera in cui si chiede al premier dimissionario di restare in carica.

    “In un momento storico del genere, l’Italia non può restare senza una guida autorevole e sicura come quella del presidente”, hanno scritto i firmatari, tra cui Conftrasporto e Assotir, rappresentanti di un settore che attende risorse da quattro mesi. “Comprare pagine di giornale è un controsenso rispetto a quello che stiamo subendo da questo esecutivo. I ristori promessi non sono arrivati insieme a tutta una serie di problemi”, spiega il sindacalista.

    A febbraio scorso, dopo i primi aumenti del costo del carburante, Richichi ha guidato le proteste dei gruppi di autotrasportatori in Sicilia prima della convocazione di un tavolo permanente da parte della Regione. Il nodo del contendere da allora è rimasto lo stesso: il rincaro dei prezzi.  Nonostante il governo a marzo, con l’approvazione del decreto Ucraina, abbia autorizzato un credito di imposta straordinario di circa 500 milioni di euro per coprire il 28 per cento della spesa di gasolio sostenuta dagli autotrasportatori durante il primo trimestre del 2022, nelle loro casse non è stato versato ancora un centesimo: il provvedimento è rimasto congelato per un esame preventivo da parte della Commissione europea, che ha dato la sua approvazione solo il 12 luglio scorso. Ma per sbloccare i fondi è ancora necessario un decreto dirigenziale che stabilisca le modalità di presentazione delle domande e l’erogazione.

    “I tempi si stanno allungando”, denuncia a TPI Cinzia Franchini,presidente di Ruote Libere, associazione indipendente del settore degli autotrasporti nata tre anni fa, titolare di una piccola impresa che si occupa del trasporto di merci pericolose. “Se alcuni manifestano entusiasmo per la bontà dei provvedimenti del governo, tra gli autotrasportatori questo entusiasmo non lo trova”, prosegue. Le principali difficoltà che ha incontrato nell’ultimo anno sono legate al cortocircuito dei fondi autorizzati ma non erogati. “Non abbiamo ricevuto bonus ma di questi famigerati 500 milioni si è parlato tanto. Così l’opinione pubblica crede che siamo privilegiati e i committenti utilizzano questa scusa per non darci gli aumenti tariffari per i nostri servizi, che abbiamo richiesto dopo i rincari. Capita a me e a tanti colleghi esasperati. È drammatico”, spiega.

    Il tutto nei mesi più caldi dell’anno fiscale, in cui gli imprenditori devono versare l’Iva e i contributi ai dipendenti, spese normalmente coperte dal credito derivante dai rimborsi ordinari delle accise. “Ma – spiega ancora Franchini – quest’anno non arriveranno nemmeno questi”.  L’appello lanciato dalle sigle di categoria ha lasciato i membri della sua associazione perplessi.

    “Riteniamo che non fosse di nostra competenza chiedere a un esecutivo di rimanere o andare via, la rappresentanza deve fare rappresentanza”, osserva. “Che Draghi resti in carica o si dimetta non sono problemi nostri, ne abbiamo già tanti per le nostre imprese e chiediamo che vengano affrontati”. Ma secondo le principali sigle del settore un vuoto a Palazzo Chigi, in questo momento, metterebbe in pericolo l’attuazione delle misure messe in cantiere dopo mesi di trattative. “Non ci appassioniamo al Draghi di turno perché é Draghi, ma vogliamo un governo che porti a termine i provvedimenti messi in campo per attenuare gli effetti di questa congiuntura economica e affronti le emergenze. Registriamo i problemi delle imprese che rappresentiamo, ma proprio per questo auspichiamo continuità con i tanti dossier aperti”, replica a TPI Sergio Lo Monte, segretario generale di Confartigianato Trasporti, che non ha sottoscritto l’appello ma condivide la preoccupazione sulle conseguenze di una crisi di governo. Eppure in questi mesi la presenza del ministro Enrico Giovannini e della viceministra con delega ai trasporti, Teresa Bellanova, per alcuni non è stata garanzia di efficienza.

    “Come organizzazione non siamo soddisfatti di quanto svolto fin qui dai titolari del dicastero. Deve esserci un rimpasto”, commenta a TPI Maurizio Longo, segretario generale di Trasporto Unito, sigla iscritta all’albo nazionale degli autotrasportatori ma contraria all’appello. “Io all’appello non mi allineo, non faccio questo, ma spero che la situazione si risolva in un modo o nell’altro, perché siamo tutti arrabbiati e anzi: se non c’era la crisi oggi probabilmente trovava i camion per strada”.

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