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    Chi è Nino Di Matteo, il più votato al quarto scrutinio dopo Sergio Mattarella

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 27 Gen. 2022 alle 15:47

    Durante la quarta votazione per il Presidente della Repubblica il più votato dopo Sergio Mattarella (a cui sono andati 166 voti) è stato il magistrato Nino Di Matteo, a cui ne sono andati 56. Uno scrutinio in cui ha pesato molto il numero di astenuti, ben 441, e  delle schede bianche, pari a 261. Nell’ultimo caso si è trattato per la maggior parte di voti del Pd e di una parte del M5S; gli astenuti sono stati invece i delegati del centrodestra. Sono state espresse meno preferenze per i singoli candidati, ma a Di Matteo sono andati i voti destinati, fino a ieri, all’ex vicepresidente della Corte Costituzionale Paolo Maddalena, espressi in gran parte da fuoriusciti del M5S.

    Ma chi è Nino Di Matteo? Nino Di Matteo è un magistrato italiano. Nato a Palermo nel 1961, è sotto scorta dal 1993 per le sue indagini sulle stragi di mafia. È presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo dal 2012. La sua vita scolastica è iniziata tra i banchi del liceo Classico l’Istituto Gonzaga del capoluogo siciliano. Dopo la maturità si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo. È entrato in magistratura nel 1991 come sostituto procuratore presso la DDA di Caltanissetta.

    Divenuto pubblico ministero a Palermo nel 1999, ha iniziato a indagare sulle stragi di mafia in cui sono stati uccisi Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli agenti delle rispettive scorte, oltre che sugli omicidi di Rocco Chinnici e Antonino Saetta; per l’omicidio Chinnici ha rilevato nuovi indizi sulla base dei quali riaprire le indagini e ottenere in processo la condanna anche dei mandanti, riconosciuti in Ignazio e Antonino Salvo, mentre per l’omicidio Saetta ottenne l’irrogazione del primo ergastolo per Totò Riina. Nel 2019 è stato eletto consigliere del Consiglio superiore della magistratura.

    Nei giorni in cui la candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale ha preso quoto, Di Matteo si è sempre detto contrario. “Volevo ricordare – ha dichiarato ospite del programma Mezz’ora in più, su Rai 3 – ed è un dato di fatto che in una sentenza definitiva della Corte d’appello ma con il bollo della Corte di Cassazione, che ha condannato per concorso in associazione mafiosa Marcello Dell’Utri, è sancito che Dell’Utri, all’epoca non senatore, fu intermediario di un accordo stipulato nel 1974 e rispettato da entrambe le parti fino al 1992 tra le famiglie di vertice della mafia palermitana e dall’allora imprenditore Silvio Berlusconi”.

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