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    Marcucci (Pd) a TPI: “Letta ci silenzia. Renzi? Che delusione”

    Credit: Ansa

    Parla l’ex capogruppo Pd al Senato: “Il segretario dem ci impone il silenzio sul Quirinale, ma così sbaglia, perché la partita intanto va avanti… Renzi che delusione sul Ddl Zan”

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 12 Nov. 2021 alle 11:26 Aggiornato il 12 Nov. 2021 alle 12:05

    «Sul ddl Zan il Pd ha fatto una serie di errori e ora il dibattito sul prossimo presidente della Repubblica è silenziato. Renzi? Ha sbagliato a non presentarsi per la votazione in Senato». Andrea Marcucci, senatore ex capogruppo del Pd, considerato spesso un renziano in “missione speciale”, è molto critico rispetto alla strategia adottata dal segretario dem sulla legge contro l’omotransfobia, e crede che questo sia il momento di trovare una strada comune dentro al Partito democratico su Quirinale e legge elettorale, per non sbagliare ancora.

    Parliamo del prossimo presidente della Repubblica: ma veramente per Letta deve restare un tabù fino a febbraio?
    «Anche se è stato imposto il silenziatore sul Colle, la pre partita va avanti in ogni caso».

    In che senso il silenziatore?
    «Alla fine è una consuetudine che si ripete ogni sette anni, per evitare di rispondersi sui giornali e tessere così le trame nel dietro le quinte. Ma tabù o non tabù io rispondo comunque».

    E allora, mi dica: vuole Draghi al Quirinale?
    «Il presidente del Consiglio in carica sta lavorando molto bene e sta ricevendo apprezzamenti da tutto il mondo. L’Italia ha di fatto una leadership internazionale che non aveva da tanto tempo. Tutto questo è innegabile e per questo io spero che continui il suo mandato fino al termine della legislatura. Poi faccio un ragionamento generale, se dalle elezioni del ‘23 uscisse un quadro politico definito, mi piacerebbe che Mario Draghi potesse accompagnare anche la realizzazione concreta delle riforme che il Parlamento sta approvando in questo mesi».

    Non al Colle, ma premier anche dopo il 2023 allora?
    «Per come stanno ora le cose, certamente all’Italia, Draghi serve ora più a Palazzo Chigi che non al  Quirinale. Se le urne ci diranno che c’è una maggioranza compatibile, l’indicazione per il ritorno di Draghi al governo, sarebbe congrua».

    Cosa ne pensa del “grande centro che dialoga con tutti” di cui si parla tanto?
    «Dobbiamo aspettare i prossimi mesi per capire come si disporranno gli schieramenti».

    La Lega che oggi sostiene il governo farà parte di questo nuovo centro?
    «Salvini non potrà mai essere un interlocutore, il suo antieuropeismo è una minaccia concreta. Non credo neanche in una trasformazione della Lega, che ha rinnovato il suo patto d’azione con Ungheria e Polonia. Giorgetti o non Giorgetti, il traguardo del Ppe mi sembra lontanissimo, praticamente irraggiungibile. In politica però, mai dire mai».

    Torniamo sul “silenziatore”: Letta lo ha imposto anche sulla legge elettorale?
    «Sì, ma nel caso della legge elettorale, penso che il segretario abbia ragione. Si giocherà sul serio solo dopo l’elezione al Colle»…
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