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    Affossare la legge Zan sull’omotransfobia per salvare il Governo sarebbe intollerabile

    Di Luca Paladini
    Pubblicato il 16 Gen. 2021 alle 12:47 Aggiornato il 16 Gen. 2021 alle 12:59

    Il 4 novembre 2020 la Camera dei Deputati della Repubblica italiana ha approvato con 265 voti favorevoli e 193 contrari la Proposta di legge Zan, avente ad oggetto “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”.

    Alla Camera, appunto. E ora? I rumors post uscita di Italia Viva dalla maggioranza di Governo, parlano di dialoghi con personaggi e mondi non esattamente amici dei diritti delle persone LGBT+ Si legge di trattative con quello che resta dell’ UDEUR, con Senatrici tipo Paola Binetti, che ovviamente non saranno a costo zero.

    Già Alessandro Zan, ideatore della proposta di legge, aveva dovuto fare un grosso lavoro di mediazione per arrivare a un testo unificato, con sempre quel punto 3 dentro la proposta che mantiene un filo di ambiguità su quello che sarebbe lecito dire o fare: “Sono consentite la libera espressione di convincimenti ed opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte”.

    E ora cosa si rischia? Un accantonamento perché, come amano dire i nemici dei diritti civili, “ci sono ben altre priorità”? Una revisione al ribasso? Ho sentito il deputato del Partito Democratico questa mattina che mi è parso ancora ottimista. “Al Senato dovrà esserci la stessa impostazione tenuta alla Camera sperando che i catto-responsabili non usino il ricatto di sostenere il Governo in cambio di sostanziali modifiche della legge. Penso comunque di no perché anche Conte la vuole”.

    Ecco, il “perché anche Conte la vuole” mi pare la cosa più significativa alla quale aggrapparsi. Di certo la pretende una comunità che aspetta una norma di tutela da decenni e che conta episodi quotidiani di sopraffazione verbale e fisica quotidiani e il Parlamento europeo che richiede dal 2006 all’Italia di colmare questo vuoto legislativo. A un passo da un traguardo storico non veniteci a dire che rischia di bastare il veto di Paola Binetti per tornare nuovamente al punto di partenza.

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